Quando, nel 1532, i navigatori spagnoli videro per la prima volta le colline dorate della costa orientale del Nord America, il panorama che gli si dispiegò di fronte ricordò loro la mitica terra descritta in The Exploits of Esplandian, un romanzo popolare di quei tempi ("un'isola chiamata California, molto vicina al paradiso terrestre").
Le tecniche geografiche degli spagnoli non erano perfette e ciò che avevano visto non era un'isola, ma la lunga penisola di oltre 1300 km ora chiamata Baja California. Comunque, la terra che da quelle colline si spingeva verso Nord era veramente un paradiso, sicuramente benedetto da Dio.
VARIA E SPETTACOLARE
La California è impareggiabile nella sua diversità e nella sua opulenza.
La sua Central Valley, che si estende per 800 km tra i monti della Coast Ranges e la Sierra Nevada, è il lembo di terra a più alta produttività agricola di tutto l'Occidente, con raccolti ed allevamenti che generano redditi per oltre 20 mila miliardi di Lire ogni anno.
Nelle nebbiose foreste del Nord dimorano gli esseri viventi più alti del pianeta: le sequoia (Sequoia sempervirens) che raggiungono altezze superiori ai 100 metri e vivono oltre mille anni.
A sole due ore di auto ad Est delle salubri spiagge del Pacifico vi è un enorme deserto le cui rocce scolpite sono testimonianze visive di antiche civiltà che sono scomparse all'improvviso, esattamente come è accaduto alle miniere d'argento di epoca più recente.
Al di sopra di tutte queste meraviglie, svetta la granitica spina dorsale di questa regione, la Sierra Nevada, una catena di montagne aspre e frastagliate che si
estendono in un'area superiore a quella occupata dalle Alpi italiane, francesi e svizzere messe insieme.
Altrettanto notevole è l'alternarsi di rocce frastagliate e lunghe spiagge sabbiose che compongono gli oltre 1200 km del litorale californiano.
Questo spettacolare confine marino del continente americano è stato fonte di ispirazione fin da quando, oltre 200 anni fa, i frati francescani spagnoli cominciarono a costruire missioni lungo la costa, mettendole in comunicazione tra loro con le strade del Camino Real.
Oggi, la Pacific Coast Highway ripercorre passo passo quell'originario "camino" e generazioni di poeti e di pittori ne hanno esplorato ogni metro nello sforzo di catturare la bellezza di quello che viene definito il Big Sur: la potenza delle onde che si infrangono sulle coste del Nord e il calare della sera che infuoca il cielo della California del Sud trasformandolo in un una tavolozza di pastelli.
L'AMERICA PIÙ COSMOPOLITA
La popolazione californiana è tanto varia quanto i diversi aspetti del suo territorio. La sua costituzionale liberalità ne ha fatto una sorta di Ellis Island del XX secolo:
Ogni quattro immigranti che entrano negli Stati Uniti, uno si stabilisce qui. Gli ispanici, provenienti soprattutto dal Messico e dal Centro e Sud America, rappresentano ben il 28 percento dell'intera popolazione di Los Angeles.
Ed oltre un terzo di tutti gli asiatici residenti negli USA nel 1990, consideravano la California come la propria patria. I nuovi immigranti si sono uniti ai vecchi californiani per costruire uno stato che è all'avanguardia non solo nell'agricoltura, ma anche nell'elettronica, nella biotecnologia, nell'industria aerospaziale ed in quella dello spettacolo.
¡QUE VIVA MÉXICO!
L'immigrazione clandestina dei messicani attraverso la scarsamente difendibile linea di confine all'estremo Sud della California è talmente massiccia che le autorità statali hanno dovuto obbligatoriamente scegliere di gestirla piuttosto che reprimerla.
Di fatto, è stato istituito una sorta di censimento dei clandestini che culmina in affollatissimi raduni annuali in cui, ogni volta, gli uffici dell'immigrazione estraggono a sorte un certo numero di permessi di lavoro (la mitica "green card"), affidando alla sorte il coronamento del sogno di tanti miseri immigrati in cerca di fortuna.
UN MONDO IN DIVENIRE
Per molti americani, comunque, l'immagine della California coincide con quella dei suoi panorami, dalla cima svettante di Mount Whitney allo sterile suolo della Death
Valley. Gran parte del Nord America fu modellato millenni or sono dal ritiro dei ghiacciai che nell'Era Glaciale spianarono le Grandi Pianure, scavarono i Grandi Laghi e tracciarono il corso dei
fiumi. Al confronto, la California rimane un territorio in via di formazione, un luogo dove dirompenti pressioni sotterranee continuano a sollevare montagne, scatenare eruzioni vulcaniche e
ridisegnare il paesaggio.
Milioni di anni fa queste forze tettoniche sollevarono la Sierra Nevada (chiamata qui, semplicemente, la Sierra o la High Sierra), un ardito innesto di 650 km nella
catena montuosa che si estende dall'America Centrale fino all'Alaska.
Queste montagne nascondevano nelle loro viscere quell'oro che scatenò la corsa dei minatori e originò i primi insediamenti e le premesse per l'indipendenza politica della California. Sebbene il tempo abbia affievolito le ferite lasciate dalle selvagge estrazioni nei territori protagonisti della corsa all'oro, esso ha anche reso famose molte delle città che in quegli anni si erano trasformate in una sorta di circuito delle repentine ricchezze.
Molte di queste città , come Copperopolis, Chinese Camp, El Dorado, Jenny Lind e Sutter Creek, stanno conoscendo un nuovo boom soprattutto grazie ai tanti che le
scelgono per godersi lì gli anni della pensione.
L'arrivo degli abitanti delle pianure non ha, però, cancellato le tradizioni locali. I saloon di Columbia offrono tuttora una buona scelta di whiskey o di
"sarsaparilla", esattamente come accadeva un secolo fa, e la leggendaria corsa delle rane di Calaveras é rimasta tale e quale come ai tempi di Mark Twain.
Comunque, è innegabile ed inevitabile che anche in queste città quasi ai margini del mondo, il livello di vita sia migliorato. Dove c'erano i vecchi uffici della Well Fargo, oggi si vendono prelibati pasticcini, , di fianco ai fast food aprono i battenti ristoranti prestigiosi e lungo la Main Street, dove una volta si legava il cavallo, gli anziani residenti di oggi parcheggiano le loro automobili, mediamente più lussuose di quelle che si vedono circolare nelle metropoli.
LA FEBBRE DELL'ORO
Nel 1848, prima che fosse scoperta la prima miniera d'oro, in tutta la California risiedeva una popolazione di sole 15.000
persone.
Non è casuale che quanto avvenne in quegli anni venga descritto come "corsa" o "febbre" dell'oro: le speranze, le prospettive e le illusioni che scatenò questo evento furono tali che la California divenne protagonista di una delle più grandi migrazioni che si siano mai registrate nella storia, con l'afflusso, in soli tre anni, di oltre 250 mila persone.
IL VILLAGGIO MINERARIO DI BODIE
Sul percorso che dal Lake Tahoe scende verso Yosemite, il villaggio minerario di Bodie rappresenta una vibrante testimonianza di cosa può aver significato la febbre dell'oro per queste terre e per gli uomini che vi si erano insediati in cerca di fortuna.
Qui, nel 1870, erano in piena attività ben 30 miniere e la città era un brulicare di saloon (oltre 50), taverne, birrerie, fumerie d'oppio, distillerie, fabbriche di birra, ristoranti e bordelli in cui si avvicendavano le più belle "dame" del tempo.
Una volta esauriti i filoni di prezioso minerale, la città è stata abbandonata quasi da un giorno all'altro e solo in tempi recenti è stato costituito il Bodie State Historic Park, gestito con interventi di tipo conservativo, che tendono a salvare quel che è rimasto senza avventurarsi nelle pacchiane ricostruzioni tanto frequenti da queste parti.
ACQUA, ORO DEL TERZO MILLENNIO
La Sierra, comunque, possiede un tesoro ancor più prezioso dell'oro: l'acqua. Durante l'inverno, appena raggiunge le montagne, l'umidità trasportata dai venti
occidentali che provengono dal Pacifico, si trasforma in neve. Quindi, durante i mesi di questa lunga estate, l'acqua che si forma dallo scioglimento di questa neve gonfia i fiumi, irriga la
Central Valley e riempie le piscine della California del Sud, portata fin lì da una efficiente rete di acquedotti.
Il cuore della Sierra è il Yosemite National Park. Yosemite fu originariamente scavato da torrenti che scendevano tumultuosi lungo il versante occidentale della
montagna.
Più tardi, i ghiacciai si ritirarono e portarono in superficie i terreni ai piedi delle pareti rocciose.
Il risultato fu la creazione di una valle dalla bellezza mozzafiato, lunga oltre 10 km, dalla quale si innalzano a strapiombo nude pareti di roccia che superano spesso i 1.000 metri di altezza. Scoperta dai pionieri protagonisti della corsa all'oro, la valle fu salvata dai danni che potevano provocarle pastori e boscaioli, da un antesignano dell'ambientalismo di nome John Muir, tuttora celebrato come un eroe nazionale.
Oggi, i bellissimi alpeggi di Yosemite, le cascate scroscianti e gli alberi i cui semi sbocciarono quando nel Mediterraneo fioriva la civiltà ellenica, attrae decine di migliaia di visitatori ogni anno. Nonostante la folla e gli evidenti segni di uno sviluppo turistico e commerciale, chi ha la fortuna di ammirare la foschia che si dirada all'alba su Mirror Lake, per descrivere ciò che vede, trova difficile usare una parola diversa da "paradiso".
L'EROE JOHN MIUR
Nel 1863, John Muir, scozzese di nascita, lasciò l'università del Wisconsin per andare, da solo, alla scoperta della meraviglie naturali della terra americana. Quando, dopo aver attraversato a piedi il Midwest, il Canada ed il profondo Sud, arrivò in California, fu al tempo stesso sopraffatto dalla bellezza dei suoi paesaggi e sconvolto dallo scempio che l'industria del legname e gli allevatori di pecore stavano compiendo ai danni delle foreste e dei pascoli.
Da quel momento cominciò ad alternare le sue escursioni con conferenze e scritti che evidenziavano il valore assoluto delle risorse dell'ambiente, ben maggiore di quello indotto dal suo sfruttamento economico.
La sua azione pressante portò all'istituzione, nel 1890, del parco di Yosemite, quindi alla costituzione del Sierra Club, tuttora la più grande associazione ambientalista d'America e del mondo. La sua influenza sul presidente Theodore Roosvelt fu tale che, durante la sua presidenza, furono creati cinque nuovi parchi naturali e furono annessi al sistema forestale statale ben 56 milioni di ettari di boschi.
SAN FRANCISCO
A Ovest di Yosemite, al di là della Central Valley ed oltre la città di Sacramento, si stende la popolatissima area della baia di San Francisco.
La San Francisco vera e propria occupa 125 km quadrati alla punta di una esile penisola, quasi perfettamente centrata lungo la costa californiana. Probabilmente la più
bella, certamente la più liberale città degli Stati Uniti, essa rimane immutabilmente fedele a se stessa: una città pulsante, individualistica, sorprendentemente piccola, i cui abitanti si
piccano di essere la controparte culturale dei loro cugini di Los Angeles, l'ultimo bastione di civiltà in questa folle propaggine dell'America.
San Francisco è un luogo ospitale e a misura d'uomo, dove le strade del centro salgono con pendenze impossibili per aprirsi su vedute sbalorditive della città, della
baia ed oltre, per scomparire all'improvviso quando coltri di nebbia si stendono inaspettatamente sull'abitato e lo avvolgono nella foschia.
Questa non è la California dei cieli blu e dei pigri tepori che ha invaso cinema e letteratura: qui le temperature superano raramente i 20 gradi, e perfino in estate si
mantengono ben al di sotto.
Gli originari abitanti di questa area, gli indiani Ohlone, furono tutti spazzati via nel giro di pochi anni da quando fu fondata, nel 1776, la Mission Dolores, la sesta
nella catena di missioni cattoliche spagnole che correva per tutta la lunghezza della California.
Quando, nel 1849, esplose la corsa all'oro, in un solo anno, oltre 50 mila pionieri si spostarono verso Est trasformando il fangoso villaggio di San Francisco in un
fiorente centro di transito e di approvvigionamento. Quando, vent'anni dopo, fu completata la ferrovia transcontinentale, San Francisco era una città senza legge, in grande espansione, piena di
bordelli e di saloon affollati di avventurieri dai pochi scrupoli ed assetati di whisky.
Nel 1906, un tremendo terremoto, seguito da tre giorni di incendi devastanti, rase al suolo gran parte della città, ma la ricostruzione fu molto rapida. Nei decenni che
seguirono, fu meta di artisti e scrittori, come Dashiell Hammett, Jack London e Diego Rivera, che la scelsero per vivere e lavorare, attratti dalla sua pacata atmosfera e dal suo clima frizzante.
Gran parte degli edifici che marchiano il profilo della città, come la Coit Tower ed entrambi i ponti, il Golden Gate ed il Bay Bridge, furono costruiti negli anni '20 e '30.
Col sopraggiungere della II Guerra Mondiale, San Francisco fu sorpassata da Los Angeles come città più importante della West Coast, ma trovò una nuova leadership culturale con l'emergere del movimento Beat negli anni '50 e di quello Hippy nel decennio successivo, quando la fusione di musica, protesta, rivolta e, ovviamente, droga che caratterizzò la mitica "estate d'amore" del 1967 fece del quartiere di Haight-Ashbury una sorta di ombelico del mondo.
In un'America fondamentalmente conservatrice, la reputazione di San Francisco come oasi liberal continua a crescere scatenando ondate di migrazione interna da tutti gli Stati Uniti. Si stima che oltre metà della sua popolazione sia originaria di qualche altro luogo.
É una città in costante stato di evoluzione, con un livello socio-culturale in perenne crescita che la accredita come una delle città di più alto profilo al mondo. Anche il livello dei redditi pro capite è molto elevato, e a questo contribuisce soprattutto lo straordinario numero di single e di gay che hanno scelto San Francisco come propria patria adottiva.
Come capitale mondiale dei gay, San Francisco ha saputo gestire la profonda crisi dovuta all'AIDS con intelligenza e dignità. Libertà è la parola d'ordine, ma temperata dalla responsabilità e, nonostante tutte le sue debolezze, rimane una delle città più ricche di orgoglio e meno afflitte da pregiudizi che ci sia al mondo.
CULTURA ALTERNATIVA
Durante i giorni irruenti del raduno di massa al Golden Gate Park nel 1966 e della cosiddetta "estate d'amore" dell'anno successivo,
non meno di 75 mila "pellegrini" trasformarono il piccolo ed affaccendato quartiere di Haight Ashbury in una mecca della cultura alternativa.
Muovendo dall'ideologia Beat, gli hippies ne estesero i fondamenti di base verso concetti quali la "verità universale" e la "consapevolezza cosmica". Personaggi come Ken Kesey ed i suoi Merry Pranksters (i felici burloni) si ponevano come esempio di vita vissuta selvaggiamente e con grande impegno ideologico, mentre la droga era vissuta come parte integrale (e positiva) del movimento.
Lo LSD, il cui uso non era ancora stato dichiarato illegale, era glorificato come una forma d'arte d'avanguardia, prodotto in quantità in laboratori privati e distribuito da Timoty Leary e dai suoi seguaci con un diktat ("turn on, tune in and drop out" - accendi, sintonizza e lasciati andare) che galvanizzò una intera generazione.
Fu così che Haight Ashbury divenne la meta di migliaia di giovani che convergevano qui da tutta l'America in cerca di cibo gratis, droga libera e amore libero.
LA CULLA DELLA CULTURA GAY
San Francisco è senz'altro la capitale mondiale della cultura gay, anche se negli ultimi anni gli atteggiamenti sono passati dalla
provocazione alla normalizzazione.
La crescente presenza di attivisti gay negli uffici pubblici ha reso tutto il movimento un po' più discreto, almeno esteriormente. Tuttavia, la feste gay, le sfilate e le fiere di quartiere sono più vive che mai.
Chi si trovasse a San Francisco in giugno potrà imbattersi nel Gay and Lesbian Film Festival, nella Gay Pride Week (la settimana dell'orgoglio gay) e nella Gay Freedom Day Parade (la parata del giorno della libertà gay).
In ottobre, invece, è tutto un susseguirsi di feste di strada che culminano nelle celebrazioni della notte di Halloween, che avvolgono il quartiere di Castro in uno svolazzare di abiti lunghi e di corpi esibiti in provocatori mascheramenti.
VIGNETI E SEQUOIE
Proprio a Nord della città di San Francisco, si incontrano le valli di Napa e di Sonoma, terra di elezione delle centinaia di vigneti da cui si producono i più celebrati vini californiani.
Poco più a Nord, le foreste di Medoncino County si estendono fino ai bordi della litoranea. Battute dai salmastri venti marini e avvolte nella nebbia, minuscole cittadine se ne stanno abbarbicate a questa costa arida, oppure si insinuano tra gli imponenti alberi di sequoia.
Prima che l'uomo iniziasse ad abbatterle, le sequoia giganti della California Nord orientale erano praticamente indistruttibili. Il loro legno resiste mirabilmente all'acqua, la loro spessa corteccia è uno scudo impenetrabile alle malattie, ai parassiti e perfino al fuoco.
Queste eccezionali caratteristiche resero questi alberi ideali per l'utilizzo nella costruzione delle ville di Nob Hill, per le traversine delle ferrovie, per il fasciame dei clipper che trasportavano il the e la seta dalla Cina a San Francisco.
Oggi, nonostante il grido di allarme lanciato dagli ambientalisti, la richiesta di questo legname è più grande che mai e per molti di questi alberi secolari è già programmato l'abbattimento. I primordiali 800 mila ettari di foresta si sono ridotti a meno di 40.000 ed è una fortuna che oltre 30 mila siano oggi protetti nell'ambito del Redwood National Park ed in altri parchi minori.
VINI PREGIATI
L'enologia californiana è giovanissima e ha conosciuto un deciso impulso solo negli ultimi 30 anni. Il grande merito dei viticoltori californiani è stato quello di aver trasformato un difetto, la mancanza di tradizione, in un pregio. Liberi dagli errori e dalle cattive abitudini dei padri, hanno affrontato la viticoltura con l'animo sgombro da retaggi, hanno costituito a presso l'università di Davis una facoltà di enologia riconosciuta tra le più prestigiose al mondo e sono partiti alla conquista dei mercati con grande determinazione.
Il risultato è che oggi i vini californiani competono con le migliori etichette italiane ed i più prestigiosi chateau francesi e, soprattutto nella fascia alta, diventano protagonisti nei migliori ristoranti della vecchia Europa.
DESERTI SELVAGGI, DOLCI E TERRIBILI
Se il Nord della California è benedetto dal verde, gran parte del Sud è irrimediabilmente arido. Le impervie montagne e gli altipiani ad Est della Sierra Nevada fanno
parte del Great Basin, il deserto più vasto e più desolato del Nord America. Con questo, confina il Mojave Desert un'area che lo scrittore Wallace Steinger ha descritto come "un luogo selvaggio,
dolce e terribile al tempo stesso, dai colori violenti e bellissimi, martoriato e logorato fino a mostrare il suo scheletro in superficie".
Benché proprio qui si trovi il bacino desertico che i primi coloni chiamarono Death Valley (Valle della Morte), il Majave Desert è un territorio brulicante di vita,
soprattutto in primavera quando i fiori irrorati dalle piogge invernali sbocciano per una breve stagione, prima che esplodano i caldi estivi.
Tra prati di salvia e cespugli di arbusti, svetta l'albero di Joshua, una varietà di jucca alta ed imponente che fu battezzata così da una colonia di Mormoni che,
viaggiando verso Ovest alla ricerca della nuova Gerusalemme, immaginarono che la pianta tendesse i suoi rami verso di loro come fossero le braccia di un profeta dell'Antico
Testamento.
Ma la California meridionale, soprattutto la propaggine verde e temperata che si estende a Sud di Los Angeles verso San Diego ha sempre esercitato una forte attrazione
per chi era in cerca di una nuova terra in cui stabilirsi.
Il grande network di insediamenti che costituisce l'area di Los Angeles si e' trasformato, a partire dagli anni '50, nella seconda metropoli degli Stati Uniti e la città è diventata il simbolo di quella vita tumultuosa, incentrata sull'uso dell'automobile, che agli occhi di tutto il mondo è diventato lo stereotipo dello stile di vita americano.
L'IMMENSA LOS ANGELES
Il delirante tessuto urbano di Los Angeles si espande a macchia d'olio, tra l'oceano e le montagne innevate, in un bacino desertico di quasi tre mila di chilometri quadrati, avviluppato in un groviglio inestricabile di autostrade.
Il suo variopinto mischiarsi di centri commerciali, palme e piscine, sconcerta per la sua stranezza ma, al tempo stesso, preoccupa per la sua familiarità, e questo soprattutto grazie all'immagine che la città stessa ha diffuso di se' in tutto il mondo, attraverso l'industria cinematografica hollywoodiana.
Los Angeles è una città molto giovane: un secolo fa era una piccola comunità di immigranti bianchi americani e facoltosi agricoltori messicani, con una popolazione che non raggiungeva i 50 mila abitanti.
Solo il completamento della ferrovia transcontinentale nel 1880, diede l'avvio alla sua crescita. Le grandi proprietà vennero divise e la villetta unifamiliare, con piscina, garage e due automobili, immersa nel verde degli aranceti e sempre baciata da un sole splendente, divenne il simbolo della città. Fu la crescita improvvisa dell'industria aeronautica, determinata dallo scoppio della II Guerra Mondiale, a determinarne la straordinaria espansione.
UN MONDO DI AUTOMOBILI
In California, ma soprattutto nell'area metropolitana che si estende da Los Angeles fino a San Diego, senza automobile non si può vivere.
Lo sviluppo delle rete di mezzi pubblici è assolutamente insignificante (la metropolitana di Los Angeles è, di fatto, solo un progetto e le poche miglia realizzate non sono esaltanti) ed ognuno si deve arrangiare autonomamente.
Si calcola che le automobili, i camion e i bus circolanti in California siano oltre 25 milioni, il che rappresenta la più grande concentrazione mondiale di veicoli a motore per kmq.
GESTIRE LA CRESCITA
Un'espansione che, nonostante avversità che altrove avrebbero stroncato qualunque processo evolutivo (disordini razziali, terremoti, incendi, inquinamento) non registra la minima flessione nei suoi tumultuosi ritmi di crescita (dal 1963 in poi, la California è diventato lo stato più popolato degli Stati Uniti, con il maggior numero di città oltre i 100 mila abitanti).
Questo boom californiano è al tempo stesso un bene ed una minaccia, soprattutto per l'ambiante. Ed è per questo che gli ambientalisti, come già fece John Muir un secolo fa, cercano di difendere i più significativi tesori di questo stato, dalle foreste incontaminate di sequoia nel Nord al desolato deserto del Mojave nel Sud, alle acque che bagnano le maestose scogliere della costa.
Sopravvissuti ad un secolo di intenso sviluppo, oggi, questi tesori costituiscono un valore più grande che mai.
UN RUOLO ECONOMICO CRUCIALE
Più delle statistiche e dei dati, può rendere un'idea della potenza industriale e finanziaria della California la considerazione che,
se essa non facesse parte degli Stati Uniti, siederebbe comunque al tavolo del G7, l'organizzazione che riunisce i sette stati più industrializzati del globo, al fianco di Usa, Canada, Giappone,
Germania, Inghilterra e Francia, escludendo l'Italia dalla prestigiosa organizzazione.
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