Il male più grande dello storico è il moralismo. Parlare di “buoni” e "cattivi" significa rinunziare alla comprensione del cammino della storia, sprofondando in assurde difese, o accuse, d'ufficio" di personaggi e avvenimenti lontani da noi anche diversi secoli. Un equivoco e malinteso amore per il paese d'origine tende poi spesso a far mettere nella luce migliore tutto ciò che riguarda la nostra tradizione, usando quello strano frasario che si preoccupa di rintracciare in persone tanto distanti nel tempo una sensibilità che è solo nostra, squisitamente moderna.
Eppure le memorie del passato ci indicano concezioni diverse di intendere la vita e i rapporti umani, e il servizio peggiore che si può fare a Gian Luigi Fieschi come ad Andrea Doria, a Raffaele della Torre come a Giulio Cesare Vachero è proprio quello di cercare per essi giustificazioni di cui non hanno bisogno.
Sarà sufficiente illustrare senza falsi pudori l’obiettivo significato storico del loro agire, perché innanzitutto noi abbiamo bisogno di comprendere, fuori da ogni leggenda, un'evoluzione storica di cui siamo il frutto.

Quando allora, superando il mito che ha contribuito a definirla “Superba” e cerchiamo di scoprire Genova "città diversa”, non intendiamo certo diversa da se stessa bensì da ciò che acritiche esaltazioni ne hanno fatto.

Che significato può avere mostrarsi tanto ammirati di fronte alle modeste statue del cimitero di Staglieno, o di fronte a quei palazzi stile Restaurazione di Piazza De Ferrari, Via Fieschi, Via Assarotti quando cosi non si hanno più parole adeguate per esprimere l'autentica bellezza di Via Garibalcli o della chiesa di San Giovanni di Prè?
Si parla davvero bene di Andrea Doria dichiarando assurdamente che la sua costituzione del l528 ha liberato la città dalla soggezione allo straniero? Non sarebbe forse meglio dire, per spiegare la sua avvedutezza politica, che con Andrea Doria la Repubblica si diede al contrario completamente in mano agli Spagnoli appunto perché il processo storico non permetteva altra soluzione, e quindi si poteva solo cercare il massimo vantaggio all'interno delle possibilità concrete?

 

Sono alcuni esempi per spiegare come questo “discorso” su Genova (non si tratta di una guida e le "voci” non vogliono avere alcuna pretesa di completezza) possa sembrare ad alcuni polemico, e a volte aspramente polemico, mentre vuol essere un tentativo di sgomberare il campo da una miriade di leggende e miti che proibiscono di vedere le componenti autentiche di una tradizione.

Ecco il senso del “non acritico amore” per Genova che già avevamo dichiarato. La composizione del lavoro segue l'ordine alfabetico delle varie "voci” prese in esame; ma avvertiamo che nessuno dei brevi paragrafi può esser letto isolandolo dagli altri, perché ogni voce concorre - sia a livello semplicemente informativo che di commento critico - a formare una corrente, un qualcosa di unitario. ll discorso su un personaggio o su un momento storico non è quindi limitato alla sola voce ad esso specificamente dedicata, ma trova precisazioni e continui ampliamenti in una specie di lavoro di raccordo e incastro. Vengono cosi fuori, a poco a poco, alcuni temi di fondo, come quello delle feroci lotte di famiglie a Genova, il significato dell'opera di Andrea Doria, le fasi dello sviluppo urbanistico, il tardo Rinascimento genovese, la grande stagione della beneficenza privata.

Questa ricerca nasce nel lontano 1969 dall'iniziativa di un gruppo di genovesi e dalla collaborazione del dott. Gianfranco Corbucci, appassionato cultore di storia genovese, cui va il merito e la responsabilità dell'originale impostazione di questo «excursus storico» ora aggiornato ed attualizzato.
Dopo oltre mezzo secolo va rinnovato un ringraziamento particolare ai commercianti genovesi che allora distribuirono decine di migliaia di copie del volume che ne fu ricavato, nell'ambito della manifestazione “Scopriamo Genova città diversa”.

 

SCOPRIAMO GENOVA, VOCE PER VOCE...