Il Colorado cavalca le Montagne Rocciose tenendo i piedi in due differenti Americhe. I suoi territori orientali sono solidamente innestati nel cuore agricolo della nazione americana, mentre il suo confine occidentale, a 385 miglia di distanza, assume gli aspetti pittoreschi degli altipiani desertici, punteggiati di mesas e cactus.
Nel mezzo, ci sono i terreni impervi delle Montagne Rocciose che, allungandosi dal New Messico fino al Canada, raggiungono qui le quote più elevate.
L'altitudine media del Colorado, infatti, è di poco superiore ai 2.000 m, e qui si concentrano ben 1.100 vette che superano i 3.000 m e 53 che salgono oltre i 4.000 m. Già queste scarne cifre possono suggerire quali siano gli straordinari scenari di questa terra, una attrazione irresistibile per turisti che accorrono a frotte qui da tutto il mondo, anche se ancora nel 1860 erano ben pochi gli occidentali che ne conoscevano l'esistenza.
LA TERRA PROIBITA
Per molti anni il Colorado è apparso troppo ostile e desolato per attirare anche i più rudi tra i coloni e gli esploratori. Già nei secoli XVII e XVIII, i cacciatori di pellicce francesi prima, e quelli spagnoli poi, avevano tentato di spingersi a Ovest del Mississippi ed a Nord di Santa Fe, ma entrambi erano stati respinti dai coraggiosi Indiani del Colorado nelle praterie, e dai potenti Ute nelle valli che si insinuano tra le montagne.
Nel 1820, quando la spedizione guidata dal Maggiore Stephen H. Long raggiunse gli altopiani della parte orientale dello stato, egli la considerò subito un inutile deserto, impossibile da coltivare. E pochi anni più tardi, nel 1837, lo scrittore Washington Irving, commentando il rapporto delle esplorazioni del capitano Benjamin L. E. de Bonneville, affermò che le Montagne Rocciose sarebbero rimaste per sempre un territorio servaggio perché "non vi è nulla che possa scatenare la cupidigia dell'uomo bianco".
IL LUCCICHIO DELL'ORO
Irving si sbagliava. Una tentazione c'era e venne alla luce nel 1858, quando William Green Russell scoprì il primo oro a Cherry Creek, proprio dove ora sorge la moderna Denver.
In un solo anno, ben 100.000 cercatori pieni di speranze accorsero nella regione il cui simbolo visivo fu immediatamente Pikes Peak, perché era la prima montagna ad apparire ai loro occhi giungendo dalle pianure e solo a vederla si sentivano le tasche già piene di pepite. Illusioni e delusioni spesso si alternavano vorticosamente, ma il ritrovamento di sempre nuovi filoni permise a Denver di trasformarsi da sperduto villaggio di servizio nella "regina delle città delle pianure"
UN SALUTARE CIELO DI CRISTALLO
Dal 1860 in poi, quella che era stata giudicata l'inutile parte orientale di quei territori – pianure aride coperte da erbacce impossibili da estirpare – cominciò ad acquisire una sua personalità come luogo adatto agli allevamenti. Grandi mandrie cominciarono ad essere spostate qui dal Texas e lungimiranti uomini d'affari della costa atlantica ed europei (soprattutto, inglesi) investirono qui capitali da capogiro che permisero la nascita di una solidissima industria degli allevamenti.
Molti di questi investitori si avventurarono fino a queste terre per controllare di persona come veniva speso il loro denaro e solo allora queste montagne ebbero l'occasione di essere apprezzate per qualcosa di diverso dal loro potenziale commerciale. La loro straordinaria bellezza e l'aria cristallina in cui era perennemente avvolto ogni panorama, erano da sole sufficienti ad eccitare gli animi dei nuovi visitatori.
Sull'onda di queste emozioni, il clima del Colorado venne definito "la quintessenza della perfezione" e la sua aria descritta "frizzante come Champagne" e così salubre da poter prevenire, oltre che curare, gran parte dei malanni.
Colorado Springs, una stazione termale poco a Sud di Denver, cominciò ad essere pubblicizzata come la "Newport delle Rockies," attirando moltitudini di visitatori in cerca di benessere.
Mentre i grandi allevatori e i vacanzieri compivano l'opera di civilizzazione delle pianure orientali, i territori ad Ovest delle Montagne Rocciose rimanevano pressoché immutati.
Qui, negli irregolari pendii che scendono dall'immenso Colorado Plateau, un territorio desolato e bellissimo al tempo stesso, in cui si susseguono gole, torri di granito, canyon ed insediamenti rupestri, fino ad annullarsi nelle pianure erbose che sconfinano a Ovest nello Utah, ci si imbatte in bellezze naturali straordinarie, come il possente Colorado River ed il Gunnison che, con un lento e costante lavoro durato milioni di anni, ha inciso nel terreno quella inquietante fessura di 85 km che porta il nome di Black Canyon of the Gunnison.
Questa gola ha un aspetto che induce tale e tanta soggezione che tanto gli indiani quanto i primi coloni erano convinti che chiunque vi mettesse piede non avrebbe potuto uscirne vivo. Le pareti sono così a strapiombo ed il canyon così profondo che i raggi del sole riescono ad insinuarvisi solo per pochi minuti al giorno, lasciandone gran parte in un'ombra perenne.
LA FORMAZIONE GEOLOGICA DELLE MONTAGNE ROCCIOSE
Le Montagne Rocciose furono create quando una catena preesitente si logorò e fu spinta più in alto, frantumandosi e mischiandosi agli strati di sedimenti sabbiosi, argilla e calcare che un tempo erano stati il letto di un oceano poi prosciugatosi. Questa fase di formazione delle montagne avvenne tra 70 e 10 milioni di anni fa, conferendo loro un aspetto che non trova eguali in nessuna altra parte del mondo.
In alcune parti dello stato, il profilo del territorio fu disegnato in maniera molto più violenta. Le San Juan Mountains, che si estendono per oltre 25 mila km quadrati nel Colorado sudoccidentale, furono formate dall'azione dei vulcani. Questa catena presenta alcune delle bellezze più selvagge dello stato, con formazioni striate dai colori vivacissimi che spesso si avvolgono a spirale lungo vertiginose colonne di roccia.
Anche il ghiaccio ha svolto la sua parte nel disegnare il paesaggio, scavando profonde valli, levigando le pareti delle montagne, scavando depressioni che poi vennero colmate dalle acque formando una grande quantità di laghi. E cinque piccoli ghiacciai, ultimi eredi di questi possenti architetti del paesaggio, possono essere ancora visitati nel Rocky Mountain National Park.
LE CINQUE CATENE DEL COLORADO
Le Montagne Rocciose create da questo tumultuoso alternarsi di forze geologiche, formano ora cinque differenti catene: il Front Range, il Park Range, lo Sawatch Range, le San Juan Mountains e le Sangre de Cristo Mountains.
Il Front Range è la catena più orientale e corre da Nord a Sud per circa metà dell'estensione dell'intero stato. Oltre l'80% degli abitanti del Colorado vivono ad Est di questa catena, concentrati in una striscia di terra non più larga di 50 km e non più lunga di 250. Tre delle città più popolate dello stato, Colorado Springs, Pueblo e Denver, sorgono in queste poche miglia quadrate.
A Ovest del Front Range si estende parallelamente il Park Range, che ancora più a Ovest è affiancato dalle Sawatch Mountains, rese celebri dalle stazioni sciistiche di Aspen e Vail.
Nella parte sudoccidentale dello stato, le Sangre de Cristo e le San Juans Mountains racchiudono la San Luis Valley, il più grande dei quattro parchi naturali del Colorado. Il Rio Grande, che nasce sulle San Juan Mountains in forma di esile ruscello, snoda nella valle il suo viaggio sinuoso verso il Golfo del Messico, fornendo acqua in abbondanza per l'abbeveraggio delle mandrie e per l'irrigazione delle coltivazioni estensive di patate, sorgo, alfalfa, mais e peperoni.
IL "CONTINENTAL DIVIDE": VISIONI O MIRAGGI?
Al di là del loro splendore paesaggistico, le cinque catene delle Montagne Rocciose formano una grande barriera geografica e climatica, chiamata "Continental Divide", che innalzandosi da Nord a Sud forma una sorta di sipario che divide le nuvole cariche di pioggia provenienti dal Pacifico da quelle di origine atlantica. Le montagne, inoltre, deviano e stemperano i venti e le tempeste che si formano sulle Grandi Pianure.
L'aria fresca e secca del Continental Divide, che tanto aveva affascinato i primi visitatori europei, confonde spesso la vista degli abitanti delle pianure, trasformando spesso le montagne in miraggi. Lo stesso Pikes Peak ingannò il suo scopritore Zebulon Pike che vi si avvicinò per la prima volta nel 1806, presentandosi come "una piccola nube blu", una nuvola che, però, non si muoveva mai.
WYOMING, SOLITARIA TERRA DI FRONTIERA
Risalendo le Montagne Rocciose verso Nord si passa dal Colorado al Wyoming, una terra in cui gli aspri picchi innevati lasciano repentinamente il posto a praterie spazzate dal vento e dove si concentrano meno abitanti che in ogni altro stato americano. Perfino Cheyenne, la più grande città del Wyoming, conta solo 75.000 abitanti. Qui si può vagare per settimane senza incontrare anima viva e quando, finalmente, in questi ampi spazi si intravede il profilo di una fattoria, si può esser certi che essa è distante almeno 150 km dal più vicino insediamento umano.
Se i nomi dei luoghi famosi di questo stato pressoché disabitato - Bighorn, Yellowstone, Medicine Bow e Wind River, per citarne solo alcuni – sembrano usciti da un romanzo western, ciò è dovuto al fatto che i primi pionieri cercarono di ammantare quanto più possibile di un'aura di romanticismo questa terra lontana da tutto.
Al fine di potersi costituire come stato autonomo, i coloni avevano un disperato bisogno di incrementare la popolazione e per incoraggiare le donne a trasferirsi in queste terre, nel 1869 garantirono loro per legge il diritto di voto e pari diritti nell'amministrazione pubblica, una riforma così radicale ed in anticipo sui tempi al punto che nessun altro governo democratico si sarebbe nemmeno sognato di prenderla in considerazione a quei tempi.
Molti coloni che si erano spinti fin qui, una volta raggiunto il Wind River (già il nome è sintomatico) si diressero altrove, scoraggiati dalla prospettiva di doversi insediare in territori desolati come il Red Desert, l'Alkali Flat e le colline di Bad Lands. Certamente il Wyoming non impressionò favorevolmente Daniel Webster che dopo la sua esplorazione concluse che quella terra non avrebbe portato all'unione altro che "bestie feroci e selvagge, sabbie mobili, turbini di polvere, cactus e cani della prateria".
Quello che Webster non ebbe modo di scoprire, era che il Wyoming custodiva anche meravigliosi tesori naturali che un giorno avrebbero portato qui milioni di turisti.
L'INCANTO DI YELLOWSTONE
La più importante di queste meraviglie è la regione dello Yellowstone River, un surreale rettangolo di territorio avvolto nel vapore posizionato nell'angolo nordoccidentale dello stato. Il primo uomo bianco a mettervi piede fu John Colter, un privato che nel 1807 si era staccato dalla spedizione di Lewis e Clark. Da allora, i misteriosi gayser di Yellowstone, le sorgenti termali, le foreste pietrificate e le cascate eccitarono l'immaginazione di tutti coloro che ne sentirono parlare, che si lasciarono andare a racconti onirici di un paese avvolto nei fumi di zolfo dove si poteva pescare un pesce con le mani in un torrente e cuocerlo immediatamente dopo in una bollente sorgente termale.
Diventato nel 1872 il primo parco naturale protetto al mondo, da allora Yellowstone non ha perso nessuna delle caratteristiche che lo rendono mitico. Grazie alla massa di magma incandescente che qui si concentra ad una profondità compresa tra 1,5 e 5 km sotto la sua superficie (mentre la norma è tra 15 e 50 km), questa regione presenta una concentrazione di geyser, sorgenti termali, polle di fanghi e soffioni vulcanici superiore a quella di tutto il resto del mondo, che attirano qui oltre 2,5 milioni di visitatori ogni anno.
Per gli amanti della natura, entrare nello Yellowstone National Park è un po' come fare un passo indietro di 200 anni, in un era in cui gli alci, i cervi ed i bisonti vivevano in un ambiente in perfetto equilibrio con queste incontrollabili forze della natura. Alcuni considerano l'intero stato del Wyoming come una gigantesca riserva naturale. Non a caso, quasi la metà del territorio dello stato è in qualche maniera sotto il controllo diretto del governo federale.
Al confine meridionale di Yellowstone è situato il secondo parco nazionale del Wyoming, Grand Teton, là dove le montagne del Teton Range si impennano bruscamente al di sopra di una valle verdissima chiamata Jackson Hole. Ai piedi di queste montagne troviamo sette laghi, il più grande dei quali, Jackson Lake, è una affollata meta turistica estiva, mentre nel più bello, chiamato Lake Solitude, si specchia perennemente Grand Teton, la cima più alta della catena, una sorta di calamita naturale per gli escursionisti, al punto che per preservarne l'integrità, dal 1970 vi é stata vietata qualunque forma di campeggio.
PASCOLI SENZA CONFINI
Nonostante tutti identifichino il Wyoming con Yellowstone e Tetons, la maggior parte della popolazione si concentra negli High Plains. Questa arida estensione di pascoli si estende dal confine del Colorado fino alle pinete delle Bighorn Mountains, le cui vette più alte raggiungono i 4.000 metri.
Ai tempi in cui il Wyoming entrò nell'Unione, esso era territorio incontrastato dei grandi allevatori di bestiame che spaziavano con le loro mandrie sterminate sui pascoli di proprietà statale. Ma questo creava anche gravi problemi, sollevando aspre contese con i residenti che spesso si appropriavano dei capi non marchiati delle grandi mandrie, spesso degenerate in vere e proprie faide locali.
Oggi l'allevamento continua ad essere una delle principali industrie del Wyoming e gli allevatori non devono più combattere con gli agricoltori, anche se continuano a dover fare i conti con terribili tormente di neve, il flagello della grandine e venti devastanti che raggiungono spesso la velocità di 60 miglia all'ora.
Ad Ovest delle pianure, le foreste si inerpicano sui contrafforti delle Montagne Rocciose. Ben cinque foreste nazionali, tra cui quelle di Shoshone e di Bridger-Teton, sono incluse interamente entro i confini del Wyoming, mentre altre cinque si trovano a cavallo dei suoi confini.
Questo territorio verde e dalla bellezza selvaggia è completamente immerso in un'aura di isolamento, anche a dispetto dei turisti che sciamano qui dopo aver visitato Yellowstone ed affollano le stradine delle vecchie città dei pionieri, perfettamente conservate all'ombra delle Tetons Mountains.
Nello splendido isolamento del Wyoming, si può percepire l'essenza del vero West, un miscuglio di sensazioni e di fatti oggettivi che tuttora è parte integrante del cosiddetto "American dream".
DALLE MONTAGNE ALLE GRANDI PIANURE
Spingendosi ancora più a Nord, si entra nel Montana, una terra che si estende in gran parte nel territorio dei Great Plains, ma che deve alle montagne le straordinarie bellezze che la hanno resa famosa. Questo segmento delle Montagne Rocciose è formato da oltre 50 maestose catene ed occupa un terzo della parte occidentale dello stato. Alcune di queste si formarono in tempi antichissimi in seguito a violenti innalzamenti della crosta terrestre e devastanti eruzioni vulcaniche, altre in tempi più recenti, come conseguenza dell'attività glaciale.
Le montagne hanno contribuito anche a creare l'immagine del Montana come una terra del selvaggio West, dominio incontrastato di rudi cercatori d'oro. I minatori furono attratti qui per la prima volta nel 1863, quando fu scoperto un filone d'oro a Grasshopper Creek. A quello seguirono altrettanto importanti ritrovamenti di argento, carbone e rame.
Furono essi a fondare Butte, considerata a quei tempi il più grande deposito di rame del mondo e per questo soprannominata "la collina più ricca della terra".
LE STRADE DELLE MERAVIGLIE
Ognuna delle catene del Montana è di per sé una meraviglia naturale. L'autostrada che attraversa la Beartooth Range, per esempio, è stata soprannominata la più bella strada panoramica d'America. È un percorso di 69 miglia sulla U.S. 212, che inizia sulla piccola città di Red Lodge procedendo con una serie di tornanti lungo il confine tra il Montana e il Wyoming, fino a superare i 3.300 metri di Beartooth Pass.
Da Red Lodge fino al primo tornante, l'altitudine passa da 1500 a 2400 metri in soli 20 km e lungo questa ripida impennata non è infrequente vedersi osservati da qualche orso arrampicato sulle massicciate. Più avanti, a Beartooth Pass, è possibile ammirare un territorio montagnoso che si estende a perdita d'occhio per un estensione pari a quella di tutti gli stati del New England messi insieme.
Quindi, lungo la discesa, l'autostrada si insinua tra cascate e limpidi laghi di montagna. All'orizzonte si intravedono le vette del Pilot a dell Index, le cui cime frastagliate erano utilizzate come punto di riferimento sia dagli indiani che dai cacciatori e dai cercatori d'oro. Il percorso termina a Cooke City, uno dei punti di ingresso del parco di Yellowstone.
La Continental Divide sale dal Colorado fino a queste montagne, unendo idealmente almeno 20 delle più alte vette del Montana, tra le quali si annoverano la Boundary Lewis, Anaconda, Mission, Bitterroot, Centennial e Swa. Avvicinandosi al confine settentrionale dello stato, questo spartiacque divide proprio a metà il Glacier National Park, una riserva naturale in cui le vette levigate ed i laghi ghiacciati offrono visioni straordinarie. Il luogo migliore per ammirare le bellezze di questo parco è la Going-to-the-Sun Highway, una strada di 90 km che lo attraversa da un capo all'altro superando la Divide a Logan Pass.
Il viaggiatore che la percorre, ogni volta che guadagna 300 metri in altitudine si ritrova in condizioni climatiche ed ambientali paragonabili a quelle dei territori situati 500 km più a Nord. Ad ogni innalzamento corrispondono habitat diversi che vanno dai prati rigogliosi al bosco ceduo, alla foresta di conifere, alla tundra alpina e, infine, ai ghiacciai perenni.
IL "BIG SKY COUNTRY"
Le montagne danno al Montana il suo nome e la sua grandeur, ma anche qui, come nel Wyoming, la maggior parte dello stato è costituita da spoglie pianure, il cosiddetto "Big Sky Country". Qui, come in molte altre parti del West, una processione di immigranti ha piegato le terre agli utilizzi più diversi. Alcuni ebbero successo e si fermarono, altri fallirono e se ne andarono.
Per primi arrivarono gli Indiani a caccia di bufali. Le tribù dei Piedi Neri, quelle dei Crow ed altre ancora, braccarono le sterminate mandrie in ogni angolo della pianura. Quindi, dopo il 1870, arrivarono gli allevatori bianchi che trovarono nelle praterie rigogliose delle pianure il nutrimento ideale per il loro bestiame. Essi, attratti dalla completa gratuità dei pascoli, guidarono fin qui le loro mandrie addirittura dal Texas, compiendo trasferimenti massacranti di oltre 1500 km.
Subito dopo arrivarono i cacciatori di bufali in cerca di pellami da spedire ai mercati dell'Est. Già nel 1885 quelle che solo pochi anni prima sembravano mandrie sterminate erano pressoché estinte e decine di tribù indiane del Montana, private degli animali che davano loro il sostentamento, alla fine del secolo furono relegate in sei riserve federali.
Le grandi estensioni lasciate libere dai bufali furono prese d'assalto nei primi anni del XX secolo da orde di agricoltori giunti qui per coltivare i terreni offerti gratuitamente dal governo americano. Dopo aver recitato le praterie con miglia e miglia di filo spinato ed aver goduto di qualche buon raccolto grazie ad una sequela di anni particolarmente piovosi, verso il 1920 gran parte degli agricoltori abbandonarono le loro fattorie martoriate dalle invasioni di cavallette, dalla siccità e dalle tempeste di vento che disperdevano la superficie fertile del terreno.
Subito dopo arrivarono i cacciatori di bufali in cerca di pellami da spedire ai mercati dell'Est. Già nel 1885 quelle che solo pochi anni prima sembravano mandrie sterminate erano pressoché estinte e decine di tribù indiane del Montana, private degli animali che davano loro il sostentamento, alla fine del secolo furono relegate in sei riserve federali. Le grandi estensioni lasciate libere dai bufali furono prese d'assalto nei primi anni del XX secolo da orde di agricoltori giunti qui per coltivare i terreni offerti gratuitamente dal governo federale.
Dopo aver recintato le praterie con miglia e miglia di filo spinato ed aver goduto di qualche buon raccolto, a causa di una sequenza di anni particolarmente piovosi, verso il 1920 gran parte degli agricoltori abbandonarono le loro fattorie martoriate dalle invasioni di cavallette, dalla siccità e dalle tempeste di vento che disperdevano la superficie fertile del terreno.
IN VACANZA NEI "DUDE RANCH"
Oggi, la più grande attrazione turistica del Montana sono i "dude ranch" una antica e tuttora viva istituzione della tradizione western. Questi ranch cominciarono la loro attività verso il 1880, quando le ferrovie iniziarono a portare qui i primi turisti, soprattutto dalle zone orientali degli Stati Uniti, per lo più diretti al parco di Yellowstone. I proprietari dei ranch accolsero gli stranieri nelle loro case, addebitando loro una piccola somma, considerata più un aiuto per tirare avanti che una vera e propria tariffa per l'ospitalità fornita.
Più tardi, negli anni '20, alcuni allevatori riuscirono a sopravvivere ai danni della siccità associando all'attività tradizionale quella dell'ospitalità turistica.
Nacque così una nuova forma di turismo e sempre più gente accorse nel Montana per vivere l'esperienza di una vacanza nei "dude ranches" in ogni stagione dell'anno.
Qui, la primavera solleva i profumi dell'erba fresca nelle praterie e ricopre di fiori variopinti i clivi più bassi delle montagne. L'autunno trasforma in oro il fogliame delle foreste. Il vento caldo e secco che i locali chiamano "chinook" può scendere dalle montagne anche in un freddo giorno di gennaio, mentre nel bel mezzo di luglio si può scatenare una improvvisa tempesta di neve.
IL CURIOSO PATCHWORK DELL'IDAHO
Procedendo verso Nord Ovest si giunge in una terra, l'Idaho, che nemmeno i geografi si trovano d'accordo se collocare nel Pacific Northwest o nelle Montagne Rocciose. Ma la cosa non sorprende, soprattutto se si dà uno sguardo ad una mappa topografica dove questo stato appare come una sorta di folle trapunta realizzata cucendo insieme, disordinatamente, pezzi di montagne e di praterie, deserti e laghi, foreste e pianure.
L'attuale Idaho, popolato da circa un milione di persone, considerato prima parte dell'Oregon, quindi dello stato di Washington, è, di fatto, quanto rimase quando furono definiti i confini del Montana. Ma se la sua storia potrebbe indurci a pensare che sia uno scarto, almeno dal punto di vista geopolitico, la sua realtà è quella di un territorio dal grande fascino, a partire dal panhandle che si insinua per 70 km all'interno del Canada, fino alle sue selvagge montagne ed alle grandi pianure che si aprono più a Sud.
Le praterie erbose dell'Idaho, tra cui spiccano per fertilità e bellezza la Canas Prairie e le Palouse Hills, abbracciano il confine orientale del panhandle, curvando poi verso Sud lungo lo Snake River, al centro dell'omonima valle, centro di produzione delle celeberrime patate dell'Idaho.
Le coltivazioni di questa parte dello stato sono così rigogliose da richiamare alla mente i panorami agricoli della Pennsylvania, con gli sterminati campi di grano ondeggianti sotto gli sbuffi di vento, le coltivazioni d'orzo, il verde intenso delle piantagioni di fagioli e di piselli. Nella città di Lewiston, fulcro commerciale di questa area agricola ed un tempo capitale dello stato, si concentra tutto il frumento prodotto dalle fattorie del circondario per poi essere spedito, lungo le vie d'acqua dello Snake e del Columbia River, fino all'Oceano Pacifico. Così, curiosamente, a Lewiston è toccato in sorte di diventare uno dei porti commerciali più importanti degli Stati Uniti, pur trovandosi a ben 750 km dal mare.
TRA LAGHI E BOSCHI INCONTAMINATI
All'estremo confine orientale delle praterie, si innalzano le Clearwater Mountains, dalle pendici ricche di filoni metalliferi che dal 1870 in poi attirarono qui torme di cercatori d'oro e minatori.
Alcune delle montagne di questa catena raggiungono i 2.500 metri, ma la grande attrazione sono le ampie valli nelle quali si concentra il più grande numero di laghi di tutto il West. Il lago Coeur d'Alene, che anche i viaggiatori più smaliziati considerano uno dei più belli del mondo, è una sbalorditiva distesa di blu circondata da rigogliose foreste. Il sottobosco è ricoperto di compatte distese di muschio e di felci, mentre dove si apre una radura, prende subito il sopravvento lo sbocciare variopinto dei fiori selvatici. Poco distante, il lago Pend Oreille, lungo 70 km e profondo oltre 300 metri, è un vero e proprio paradiso per i patiti della pesca sportiva.
Tutte queste montagne sono letteralmente coperte da foreste di pini bianchi, spesso alti 60 metri e oltre, sopravvissuti e ritornati in buona salute dopo una disastrosa catena di incendi che nel 1910 ne aveva quasi minacciato l'estinzione.
Nella parte centrale dell'Idaho, scorre il Salmon River che dalla sua sorgente tra i ghiacciai dei monti Sawtooth attraversa per 650 km un territorio di 800 mila ettari totalmente allo stato selvaggio. Una irresistibile attrazione per gli amanti del rafting, del kayak e della canoa, che da anni accorrono qui numerosi, contribuendo a dare nuova vita a città sperdute come Stanley e Salmon.
A Sud delle Sawtooth Mountains la terra sarebbe arida e piatta se un efficace sistema irriguo non avesse trasformato circa 800 mila ettari della Snake River Valley in una fertile zona agricola. Il 70% degli abitanti dell'Idaho vivono in una fascia di territorio entro 80 km dal fiume, in parte concentrati nelle città di Boise, Pocatello, e Idaho Falls, ed in parte sparsi nelle fattorie dove producono barbabietole, fagioli ed un quantitativo di patate sufficiente a soddisfare un quarto del fabbisogno di tutti gli USA.
Con questa stretta alternanza di fertili campagne e aride pianure, il Sud dell'Idaho è difficile da definire, ma questo non si discosta molto dalla sensazione che offre ogni altra parte dello stato dove l'alternarsi tra pianure e montagne, foreste e praterie è sempre improvviso e violento, senza però mai indurre nel viaggiatore una sensazione di disagio, esattamente come accade per i più sofisticati patchwork, che possono essere apprezzati solo se ammirati in una visione d'insieme.
Uomini di 25 mila anni fa
Prima di Hohokam, Mogollon e Anasazi, vivevano in questa terra popolazioni che hanno percorso tutti i gradini dell’evoluzione umana. 25 mila anni fa, la civiltà Sandia, che già utilizzava il giavellotto per cacciare; 10 mila anni dopo, la civiltà di Clovis, i cui ritrovamenti archeologici le attribuiscono tecniche venatorie molto sofisticate; quindi, tra il 9000 e il 7000 a.C. i Folsom, anello di passaggio verso civiltà più evolute in cui le popolazioni traevano il sostentamento dalla coltivazione dei campi.
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