Collocate ad oltre 3 mila km dal continente più vicino, in tutto estranee al Nord America, le Hawaii sono lo stato americano più giovane, tanto dal punto di vista storico che geologico. Nuove isole si aggiungono via via alla catena di 132 isole che si estende per quasi 2.500 km, in un entusiasmante processo di creazione di cui ognuno di noi può essere testimone.
Nello stesso momento in cui la lava sgorga rovente e scende a valle sulle pendici del vulcano Kilauea, nell'isola di Hawaii, una nuova isola si erge al largo, seppur ancora sovrastata da oltre 500 metri di acqua marina, ma non per questo le è stato negato un nome: Loihi.
Giovani, sperdute nel Pacifico alla stessa latitudine della zona centrale del Messico, le Hawaii sono un paradiso tropicale dai caratteri esotici affascinanti. Qui si trovano piante ed animali che non hanno simili in nessun'altra parte della terra ed alcune specie importate si sono evolute assumendo caratteristiche, a dir poco, curiose.
UN MONDO INCANTATO
Anche la popolazione delle Hawaii ha origini recenti. Si stima che, intorno al 300 d. C., un gruppo di polinesiani si approdato a questa solitaria catena di isole navigando a bordo di canoe guidate dal sole, dai venti, dalle correnti e dalle stelle.
La tradizione vuole che le abbiano battezzate con lo stesso nome della loro terra di origine, Hawaiki, anche se le chiamavano affettuosamente "Ke Ao Nani" (il mondo meraviglioso).
Benché gli hawaiani che discendono da questi primitivi colonizzatori rappresentino oggi meno del 20% dell'intera popolazione, la loro cultura ha segnato tutta l'area con un imprinting profondo e molto evidente.
Nel loro insieme, le isole dell'arcipelago delle Hawaii sono soprannominate Aloha Islands. Ma "aloha" non è solo una dolce parola di benvenuto: ha anche il significato di "amore".
La calda ed estroversa natura degli hawaiani ha fatto di questo stato un crogiolo di razze che funziona.
Se, da una parte, ci sono movimenti che si impegnano per mantenere integri il linguaggio, la cultura e le tradizioni delle Hawaii, dall'altra, polinesiani, orientali, europei ed altre minoranze etniche e razziali vivono insieme armoniosamente con un tasso di matrimoni misti che supera il 40%.
ISOLE EMERSE DAL MARE
Milioni di anni fa le isole Hawaii si formarono in seguito ad una serie di eruzioni verificatesi sui fondali dell'Oceano Pacifico. Strati di lava si innalzarono repentinamente formando montagne sommerse che 70 milioni di anni fa emersero dal mare in forma di vulcani tumultuosi. Essi affiorarono formando una linea che si estende per 2.300 km da Nordovest a Sudest.
Non appena questi vulcani affiorarono al di sopra delle acque, iniziarono i fenomeni di erosione determinati dalla forza del vento, delle onde e della pioggia. I vulcani più recenti e meno erosi, sono quelli che formano lo stato delle Hawaii: Hawaii, Maui, Ohau, Kauai e Molokai, le isole private di Lanai e Niihau e quella deserta di Kahoolawe.
Le altre 124 isole più piccole dell'arcipelago sono i vulcani di origine più antica e, di conseguenza, maggiormente aggrediti dagli agenti atmosferici.
OHAU, L'ISOLA DELLE ORIGINI
Gli archeologi non sono stati in grado di stabilire con certezza dove siano approdati i primi polinesiani, ma alcuni dei più antichi insediamenti sono stati ritrovati a Ohau, da sempre l'isola più popolata dell'arcipelago, che oggi supera gli 800 mila abitanti. Prima dell'arrivo degli europei, Honolulu era una cittadina insignificante ma, ben presto, l'intenso traffico di navi che utilizzavano il vicino porto naturale di Pearl Harbour, la trasformò nella capitale del regno di re Kamehameha, oltre che nel cuore pulsante dei suoi affari. La città si stende su una lunga e stretta striscia sulla parte meridionale dell'isola e il suo centro è di dimensioni contenute e molto più quieto e tranquillo di quanto potrebbero far supporre le immagini che ci trasmettono abitualmente le riviste e la televisione.
La sua posizione è bellissima, stretta tra il Pacifico e scenografici dirupi formati dai vulcani spenti di Punchbowl e Diamond Head. Certo, questo tipo paesaggio non è una rarità in queste isole e ci sono tantissimi posti che offrono scenari di pari bellezza, per di più senza l'aggiunta di una moderna città nel bel mezzo.
Quello che convince tantissimi turisti a fermarsi a Honolulu e, soprattutto, a Waikiki, la celebrata spiaggia al limite Est della città, è il puro e semplice piacere dello shopping, dell'oziare al sole oppure vagando tra bar e ristoranti. La varietà etnica e razziale delle Hawaii e il ruolo di crocevia del mondo assunto negli anni da Honolulu, ne fanno una meta cosmopolita dove succede sempre qualcosa di interessante, anche se bisogna rassegnarsi a metter mano al portafoglio con frequenza impressionante.
Benché gran parte dell'isola sia stata trasformata in una moderna metropoli di stile americano, con il centro affollato di grattacieli, le villette unifamiliari che dalla periferia si insinuano nelle valli e sulle pendici delle montagne ed il consueto intreccio di viadotti autostradali, Ohau non ha perso la sua seducente atmosfera tropicale.
La spiaggia di Waikiki è sovrastata da Diamond Head, il vulcano spento diventato una sorta di simbolo visivo delle Hawaii che deve il suo nome (testa di diamante) alla grande quantità di cristalli di calcite, dall'aspetto simile a quello dei diamanti, ritrovata dai primi esploratori sulle sue pendici. Di fronte, ci sono le acque in cui gli antichi hawaiani hanno sviluppato l'arte del surfing e dove i loro eredi di oggi si esercitano alla ricerca dell'onda perfetta.
Risalendo la Windward Coast, sovrastata ad Est dalle verdi montagne della catena del Koolau, si incontra l'idilliaca baia di Hanauma, formata dall'erosione di un antico cratere vulcanico, le cui acque tranquille sono un paradiso per i pesci tropicali e per i sub che li vogliono osservare.
Nel centro di Honolulu si erge la statua in bronzo di Kamehameha Il Grande, con le spalle avvolte nel mantello reale che una volta era composto da migliaia di piume gialle di "mamo, un uccello ora estinto. Quando, nel 1778, James Cook fu il primo europeo ad approdare alle isole Hawaii, non trovò un unico sovrano, ma il giovane Kamehameha fu uno dei più autorevoli capi guerrieri che ebbe la ventura di incontrare.
LO STATO AMERICANO DELLE HAWAII
Solo grazie al comportamento tenuto nel corso della II Guerra Mondiale, la popolazione hawaiana conquistò le credenziali che permisero la successiva proclamazione, nel 1959, delle Hawaii come cinquantesimo stato degli USA.
Ciò non avvenne senza contrasti, ed il plebiscito che portò a tale traguardo trovò all'opposizione proprio i discendenti dei primitivi abitanti delle isole che, tuttora, portano avanti le stesse rivendicazioni degli indiani d'America. Il dibattito su come riparare alla illegale eliminazione del "regno" delle Hawaii non accenna a sopirsi e i movimenti che reclamano il ritorno ad una completa indipendenza continuano a godere di grande seguito tra i nativi.
Nel 1795 Kamehamea riunì sotto il suo comando le isole (con la sola eccezione di Kauai e Niihau) e fondò il Regno delle Hawaii, diventando, così, il primo di otto re che si succedettero alla guida dell'unico stato entrato a far parte dell'Unione dopo essere stato un regno indipendente.
Nel 1893, sotto la spinta dei forti interessi economici americani, la regina Liliuokalani, adorata dal suo popolo, fu deposta e confinata nello Iolani Palace, una costruzione vittoriana tuttora esistente. Fu istituito un governo provvisorio che si diede da fare per ottenere l'annessione agli Stati Uniti, sancita poi nel 1898.
LA LINGUA HAWAIANA
L'uso della lingua hawaiana resiste soprattutto nei nomi dei luoghi e nei testi delle canzoni. Al primo impatto sembra una lingua impronunciabile, soprattutto se viene scritta utilizzando unicamente le dodici lettere del loro alfabeto (le cinque vocali più h, k, l, m, n, p e w).
Di solito, ogni lettera viene pronunciata individualmente, con pause per la respirazione indicate anche ortograficamente con apostrofi o trattini. Le parole lunghe vengono spesso spezzate in porzioni di suoni ripetuti, come "meha-meha" in "Kamehameha".
Per rispettare la rispondenza con la lingua originaria, la stessa parola Hawaii, dovrebbe essere scritta "Hawai'i", anche se nei testi occidentali questa grafia non viene usualmente adottata in funzione di una migliore chiarezza visiva.
LE FESTE TRADIZIONALI
Oltre alle festività del calendario americano, alle Hawaii vengono celebrate due ricorrenze tradizionali. Il "Merrie Monarch Festival" si svolge a metà aprile nell'isola di Hawaii, mentre la seconda, dedicata al re Kamehamea, coinvolge il territorio di tutte le isole l'11 giugno di ogni anno.
Eventi centrali di questi festeggiamenti, oltre al tripudio di stand gastronomici che offrono piatti della cucina locale, sono le esibizioni di "hula" la danza nazionale dilagata in occidente nella versione commerciale chiamata "hula-hop", anche se è ben raro imbattersi in esibizioni rigorose, sempre più spesso soppiantate da versioni di ispirazione polinesiana, imbastardite ad uso di un facile consumo turistico.
HAWAII, LA "GRANDE ISOLA"
Hawaii, chiamata anche The Big Island, dà il nome all'intero stato. Benché realmente grande (da sola rappresenta i due terzi dell'intera superficie dell'arcipelago), un nome più appropriato sarebbe "isola dei vulcani". Ben cinque vulcani hanno contribuito alla sua formazione, due dei quali, Mauna Loa e Kilauea sono tuttora in attività. Il vulcano Kilauea è in fase di eruzione ininterrotta dal 1983. I geologi teorizzano che l'attuale stato di attività possa perdurare per molti anni ancora e i turisti accorrono qui a frotte per ammirare il fumante fiume di lava che scende verso il Pacifico.
Questa eruzione, la più possente che sia mai stata registrata, produce ogni giorno da 200 a 500 mila metri cubi di lava e negli ultimi 12 anni ha accresciuto di 200 ettari la superficie dell'isola. Su fondali non molto lontani, anche il vulcano Loihi Seamount sta eruttando lava a ritmi tali che, in meno di 100 mila anni, gli permetteranno di emergere e diventare la più giovane delle isole dell'arcipelago delle Hawaii.
Mauna Loa è la più grande montagna della terra ed è più alto addirittura dell'Everest, se misurato dalla sua base sul fondo dell'oceano (10.058 metri). Il sentiero che porta alla sua vetta attraversa paesaggi affascinanti in cui si alternano spettrali formazioni vulcaniche e selvaggia natura tropicale.
Al contrario di Mauna Loa, duro e faticoso da esplorare, Kilauea è facilmente accessibile anche in automobile e lungo le sue pendici, oltre a lande desertiche in cui emergono bizzarre formazioni laviche, crateri, crepacci e gallerie, si incontrano lussureggianti foreste pluviali.
L'osservazione delle sue eruzioni è abbastanza sicura anche se questo processo geologico è tutt'altro che innocuo: nel 1990 il fiume lava ha completamente distrutto la città di Kalapana e l'anno precedente ha sommerso e bruciato il visitor center, risparmiando solo Wahaula heiau, un tempio indigeno eretto a poca distanza oltre 700 anni fa.
A Kipuka Puaulu ci si può addentrare in una foresta lussureggiante in cui le chiome di alberi alti oltre 30 metri nascondono completamente il cielo. In questo ambiente boschivo che non ha eguali, alla bellezza della foresta si aggiunge lo spettacolo, visivo e sonoro, di affollatissime colonie di uccelli, sia nativi che di specie importate che hanno trovato qui un habitat ideale.
Grazie alla estrema varietà del suo territorio, alcune parti dell'isola sono perennemente battute dalle piogge, mentre altre si presentano aride come deserti. Intorno ad Hilo si estende una lussureggiante foresta tropicale, tempestata di fiori variopinti che si specchiano in ameni laghetti in cui irrompono cascate che non si arrestano mai: immagini che hanno indotto la gente a pensare che alle Hawaii come ad un pezzo di paradiso trasportato sulla terra.
Dalla parte opposta dell'isola, un leggero manto di neve può coprire le vette del Mauna Loa ed il Mauna Kea. Spostandoci sulla costa di Kona, infine, troveremo spiagge perennemente assolate.
A dispetto delle meraviglie naturali e delle sue attrattive turistiche, le attività dell'isola di Hawaii sono prevalentemente agricole. Al Parker Ranch, l'allevamento privato più grande di tutti gli Stati Uniti, oltre 50 mila bovini spaziano in 90 mila ettari di pascoli all'ombra dei vulcani ed il fertile suolo dell'isola permette rigogliose piantagioni di caffè, noci macadamia, orchidee e anthurium.
VIVERE IL MARE
Gli annegamenti, alle Hawaii, sono abbastanza comuni. Spesso le onde arrivano su spiagge, bellissime a vedersi ma assolutamente non protette da scogliere o da reef corallini, dopo essersi gonfiate in un percorso di qualche migliaio di km di oceano aperto. Molte spiagge non sono controllate da bagnini e non dispongono di segnali di pericolo. Per cui, anche se si è esperti nuotatori, sarà buona regola essere cauti, osservare come si muove chi è già in mare, addentrarsi tra le onde senza correre.
Spesso, onde eccezionali appaiono all'improvviso e si abbattono fragorosamente sulle spiagge. In mare, bisogna fare attenzione soprattutto ai "wana" meduse nere urticanti, ai "jellyfish", creature gelatinose altrettanto urticanti, e alle formazioni coralline.
Gli attacchi degli squali sono meno frequenti di quanto si sia portati ad immaginare. Il pericolo più grande, però, lo si corre non facendo attenzione ai raggi del sole che qui sono particolarmente cocenti: nei primi giorni, 20 minuti segnano la soglia del pericolo, e bisogna fare molta attenzione anche ai raggi ultravioletti che riescono a penetrare il cielo anche quando è coperto di nuvole.
TRA DEI, TABU E SUPERSTIZIONI
Al di là degli aspetti affascinanti di una natura così prorompente, sia nei suoi aspetti più selvaggi, che in quelli in cui è stata piegata agli interessi dell'uomo, sull'isola di Hawaii é possibile imbattersi in luoghi pervasi di profonda spiritualità. Prima che il re hawaiano Kamehameha abbandonasse le tradizionali pratiche religiose, in queste isole la vita quotidiana era ritmata da un complesso sistema di tabu o "kapu", spesso cavillosi e complicati, che variavano dal non mangiare certi alimenti al non sedere a tavola con determinati individui, e così via
La mancata osservanza di queste regole, talvolta, comportava punizioni mortali, messe in atto per placare gli dei offesi.
Lungo la costa sudoccidentale dell'isola di Hawaii, il Pu'uhonaua O Honaunau ("luogo della salvezza di Honaunau") offriva ricovero a coloro che erano condannati a morte. Il tempio è collocato su una protuberanza di lava circondata dal mare e separata dal resto dell'isola da una parete invalicabile, ed i condannati in cerca di salvezza dovevano affrontare le onde a nuoto o in canoa nel tentativo di raggiongerlo per potersi salvare. Nel tempio, tuttora conservato, "kahuna" celebrava i riti necessari per purificare i peccatori dalle loro cattive azioni e riammetterli nella vita quotidiana.
Nel versante nordoccidentale dell'isola, invece, su una collina che sovrasta l'Oceano Pacifico, re Kamehameha I costruì un tempio chiamato "heiau" dedicato al dio della guerra. Era il 1790 e una profezia convinse Kamehameha che questo tempio avrebbe placato il dio e gli avrebbe permesso di unificare le isole Hawaii. Solo 20 anni dopo la profezia si era avverata e Kamehameha, sconfitti gli avversari, governava su tutto l'arcipelago.
Pu'ukohola Heiau, "il tempio sulla collina della balena" fu l'ultima grande costruzione religiosa da lui innalzata, della quale oggi, in un contesto paesaggistico straordinario, rimangono solo le fondamenta ed alcune costruzioni in pietra.
LE BALENE
Come turisti esigenti, da metà a due terzi delle balene che vivono nel nord Pacifico, emigrano ogni anno dalle gelide acque dell'Alaska per trascorrere l'inverno alle Hawaii. Qui, questi mammiferi enormi ed al tempo stesso leggeri ed acrobatici, si incontrano, si corteggiano e concepiscono i piccoli che partoriranno l'anno successivo. Le balene sembrano aver eletto come luogo ideale per il parto, le calme acque della baia di Maalaea, nell'isola di Maui.
Poche settimane dopo la nascita, le acque di Maui, di Molokai e delle altre isole, spumeggiano per le esibizioni di piccoli gruppi di neonati che guizzano insieme alle madri, quasi incuranti dei battelli carichi di turisti che accorrono numerosi per ammirare da vicino queste straordinarie creature che guizzano fuori dall'acqua per ricadervi pesantemente, sollevando giganteschi spruzzi.
All'inizio del secolo, si stimava che vivessero nel nord Pacifico oltre 15 mila balene: il loro numero si è via via ridotto fino a toccare il livello minimo di mille esemplari all'inizio degli anni settanta. Oggi si calcola che a fine Aprile, tempo in cui vengono abbandonati i mari più caldi, nelle acque dell'Alaska se ne concentrino almeno 3 mila esemplari ma, nonostante questo, continuano a essere una specie per cui rimane vivo l'allarme di una possibile estinzione.
I GIARDINI FIORITI DELL'ISOLA DI KAUAI
Kauai è famosa per la sua vegetazione lussureggiante, frutto di un alternarsi incessante di sole e piogge. Fu qui che James Cook gettò l'ancora e toccò per la prima volta il terreno hawaiano.
Il monte Waialeale, la cui attività vulcanica formò l'intera isola di Kauai, è il luogo più umido della terra con un livello medio di precipitazioni annue di 11.430 mm (ovvero, oltre 11 metri). Il suo panorama è dominato da un susseguirsi incessante di coltivazioni agricole in cui dominano le piantagioni di canna da zucchero.
Il Waimea Canyon, profondo 850 m, largo oltre 1.500 m e lungo 15 km, è uno dei siti più spettacolari di Kauai: gli agenti atmosferici e l'erosione hanno trasformato le pareti di roccia a strapiombo in una tavolozza di colori caldi che sfumano dal sabbia al bruno bruciato. Altrettanto spettacolare è la costa di Na Pali, dove verdi montagne increspate scendono direttamente in mare.
Ma l'elemento di Kauai che primeggia nell'immaginazione popolare sono le sue bellissime spiagge, alla cui fama ha contribuito in maniera determinante l'essere state scelte come set per il film South Pacific".
A sudest da Kauai, separata da un breve braccio di mare, c'è Niihau, l'"isola proibita": posseduta da una singola famiglia che vi alleva mandrie di bovini e greggi di pecore, è una sorta di riserva naturale della cultura ed della lingua hawaiana in cui è assolutamente vietato l'accesso agli stranieri.
L'AGRICOLTURA
La tradizionale dedizione all'agricoltura dell'economia hawaiana sembra essere in una fase di declino irreversibile, con le piantagioni di canna da zucchero e di ananas che chiudono una dopo l'altra, incapaci di competere, a livello di prezzi, con quelle del Terzo Mondo.
Solo la produzione del caffé (le Hawaii sono l'unico stato in cui si produce questa pianta negli USA), grazie alla considerazione di cui gode il nome "Kona" nel mondo dei gourmet, risulta in lenta ma costante espansione.
La VERDE VALLE DI MAUI
L'isola di Maui fu formata da due vulcani collegati tra loro da un istmo che viene chiamato comunemente "la valle".
Nella sua parte orientale si innalza l'imponente vulcano Halekala con il suo incredibile cratere largo 11 km e profondo quasi 1.000 metri.
Sulle sue fresche pendici pascolano le mandrie e prosperano le coltivazioni di fiori e di ortaggi, mentre all'interno del cratere 50 km di sentieri si insinuano in un arido panorama disegnato dalla lava, tanto impervio da rivelarsi ideale per gli allenamenti degli astronauti destinati a sbarcare sulla luna.
Sul versante orientale, la valle di Kipahulu è stata vietata al pubblico al fine di proteggere l'habitat di specie di piante e di uccelli che esistono solo nelle isole Hawaii, e che corrono il rischio di estinguersi. Soggetto al protettorato della United Nations International Biosphere, il parco di Haleakala riesce a conservare un buon equilibrio tra gli umani in visita e l'ambiente.
In questa parte dell'isola sorge anche una piccola città, Hana, conosciuta dagli indigeni come "il paese della nebbia e delle nubi striscianti". Le eruzioni del vulcano occidentale, invece, hanno creato le valli e le vette delle West Maui Mountains.
Questo è il territorio più sviluppato di tutto l'arcipelago, spesso paragonato alla California, anche se non mancano scorci che lo possono far paragonare al New England, come la città di Lahania, completa di case in legno, vialetti e palazzetti vittoriani. Nel XIX secolo, Lahania accolse non solo i cacciatori di balene americani, ma anche i missionari che giunsero qui dal New England per convertire i residenti.
Ad Ovest di Maui è situata Lanai, sede di una grande piantagione di ananas, mentre a Sudovest troviamo Kahoolawe, la più piccola delle grandi isole, completamente disabitata.
LA “TASSA DEL PARADISO”
Alle Hawaii si paga una tassa che non esiste da nessuna altra parte, la "Tassa del Paradiso: non la ha imposta lo stato, non la si versa a nessuna esattoria, ma esiste e si fa sentire. E' la tassa invisibile determinata dalla condizione di dover importare da fuori la quasi totalità dei beni di prima necessità.
Negli anni Ottanta, il costo della vita è cresciuto del 73%, mentre il livello delle retribuzioni ha ottenuto un incremento pari solo al 13%. In particolare, il costo delle abitazioni è così elevato che moltissimi hawaiani si trovano nella scomoda situazione di dover scegliere tra il doppio lavoro, oppure dormire sulle spiagge.
MOLOKAI, L'ISOLA DELL'AMICIZIA
Gli abitanti dell'isola di Molokai preferiscono indicarla come "The Friendly Island", l'isola dell'amicizia, soprannome adottato non perché i suoi abitanti siano particolarmente amichevoli, ma nel tentativo di far dimenticare il proprio passato. Fu qui che, dal 1865 in poi, il governo centrale iniziò ad inviare i lebbrosi, confinandoli nella penisola di Kalaupapa, a Kalawao, separata dal resto dell'isola da invalicabili scogliere a picco sul mare.
La storia recente di Kalaupapa è dominata dalla figura di Padre Damien, un prete belga che nel 1873 decise di dedicarsi a questa colonia di lebbrosi, cercando di migliorarne le condizioni e, ancor più importante, trattandoli da esseri umani. Costruì per loro semplici rifugi ed eresse una chiesa, dedicando loro tutta la sua vita, ben consapevole che la malattia avrebbe potuto contagiare lui stesso, come purtroppo, poi, accadde nel 1889.
Molokai è la sola isola, fatta eccezione per Niihau, in cui la popolazione è prevalentemente indigena e tracce di questa cultura sono evidenti ovunque. Rovine di templi, graffiti, e grandi vasche abbandonate dove una volta si conservavano i pesci per la mensa dei re, sono le testimonianze di quel retaggio hawaiano che tuttora pervade felicemente queste isole.
LO SPETTACOLO DEL SURF
La nazione che ha inventato il surf tanto tempo prima che un bianco vi mettesse piede, continua a rimanere il luogo ideale per praticarlo. Questo sport fu reso popolare agli inizi del secolo dal nuotatore olimpionico Duke Kahanamoku, il quale utilizzava una tavola lunga ben sei metri.
Oggi la dimensione standard non supera i due metri, ma per chi è alle prime armi è consentito l'uso del boogie board, un attrezzo molto più piccolo che permette evoluzioni meno ortodosse ma sicuramente molto divertenti. In tutte le Hawaii sta diffondendosi rapidamente anche la pratica del windsurf, praticato più o meno sulle stesse spiagge, con preferenza, determinata dal favore dei venti, per il versante nord di ogni isola.
LA MORTE DEL CAPITANO JAMES COOK
Quando il capitano James Cook, il 17 gennaio del 1779, si addentrò nella baia di Kealakekua, era alla sua seconda visita alle Hawaii, sulla strada del ritorno dopo un anno speso alla ricerca del "Passaggio a Nord Ovest". Appena gettò le ancore del "Resolution" in questo porto naturale, una moltitudine di hawaiani - testimoni oculari parlano di 10 mila persone - circondò la nave per dargli il benvenuto.
Per tre settimane fu nutrito e festeggiato dal capo Kalaniopuu e dai suoi sacerdoti, assistendo a cerimonie religiose e incontri di lotta, osservando la vita dell'isola e facendo il peno di provviste.
La partenza del Resolution, tra solenni dichiarazioni di amicizia, avrebbe potuto essere la degna conclusione di quella sosta se, una settimana dopo, non fosse stato costretto a ritornare a causa di una tempesta che aveva gravemente danneggiato la nave.
Questa volta i residenti non furono altrettanto ospitali, infastiditi dalla prospettiva di dover dividere ulteriormente le loro scarse provviste. Il 14 febbraio, Cook sbarcò alla testa di un manipolo di nove uomini nel tentativo di rapire Kalaniopuu e di riappropriarsi di una piccola barca che gli era stata rubata.
Nel corso di una zuffa poco dignitosa, circondato da migliaia di guerrieri ostili, tra i quali vi era anche il futuro re Kamehameha il Grande, Cook fu ferito e morì ad un passo dalla riva, impossibilitato a salvarsi dal fatto che non sapeva nuotare. Al suo cadavere furono resi gli onori attribuiti ai capi morti in battaglia: il cranio e le ossa delle gambe furono preservate, mentre il resto del corpo fu cremato.
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