Il misterioso complesso di terre inospitali del Theodore Roosevelt National Park è forse il panorama meglio conosciuto del più interno e più settentrionale lembo degli Stati Uniti, ma i lussureggianti campi di grano e girasoli ne offrono sicuramente un'immagine più veritiera.
L'agricoltura è l'attività principale del North Dakota, dove il terreno coltivato si spinge dai fertili campi della valle del Red River a Est, fino alle aspre alture dell'Ovest. Si tratta, infatti, dello stato più rurale della nazione Americana, con solo quattro città - Fargo, Grand Forks, Bismarck, e Minot - in cui la popolazione supera i 20 mila abitanti.
Nonostante la grande fertilità dei campi, qui il benessere non fu raggiunto tanto facilmente. I coloni si dovettero misurare con inverni freddissimi.
Gli sforzi delle grandi corporation per monopolizzare il commercio del grano minacciarono gli
agricoltori e li costrinsero via via ad unirsi in vari movimenti di ispirazione populista e il loro obiettivo comune nell'affrontare le difficoltà del mercato del grano portò al diffondersi di un
egalitarismo così radicale come mai si era riscontrato in precedenza.
I coloni convertirono all'agricoltura ogni angolo del North Dakota. La valle del "Red River of the North" (chiamato così per distinguerlo dal Red River che scorre
nell'area centro-meridionale degli USA), una striscia larga circa 40 miglia che si estende lungo il confine del Minnesota, è prevalentemente coltivata a barbabietole, patate, fagioli e
girasoli.
DAL RED RIVER OF THE NORTH AL MISSOURI PLATEAU
I coloni convertirono all'agricoltura ogni angolo del North Dakota. La valle del "Red River of the North" (chiamato così per distinguerlo dal Red River che scorre nell'area centro-meridionale degli USA), una striscia larga circa 40 miglia che si estende lungo il confine del Minnesota, è prevalentemente coltivata a barbabietole, patate, fagioli e girasoli.
A ovest, la Drift Prairie, caratterizzata da abbondanti depositi di fertile limo, creta, sabbia e altri materiali terrosi lasciati dietro di sé dai ghiacciai, è oggi il più grande produttore di grano, orzo e avena. Il grano è coltivato anche nella porzione occidentale dello stato che si estende nel Missouri Plateau. Qui, in tempi più recenti, la scoperta di grandi giacimenti di minerali ha permesso all'economia di diversificarsi, grazie soprattutto alla produzione di lignite nel distretto di Beulah, e all'estrazione di petrolio nell'area di Williston.
Attraverso il Missouri Plateau ci si porta verso il più drammatico scenario dello stato, ora trasformato in un parco nazionale battezzato con il nome del presidente Theodore Roosevelt, che si innamorò di queste vastità solitarie quando le visitò in gioventùIl parco è un mondo fantastico di canyon, torrioni e guglie che il Little Missouri River, la pioggia e il vento hanno intagliato nella pianura.
Una melma fluida, trasformata in una massa dura come il cemento dal calore emanato dalla lignite in formazione, ha trasformato le colline in bizzarre sculture astratte. I fiori selvatici si abbarbicano ai dirupi resi scoscesi dall'erosione. È un luogo aspro e pieno di mistero che è stato trasformato dalla forza degli elementi naturali e non dalla mano dell'uomo.
PASSIONE NATURA
Il Missouri River è la meta prediletta dei "bird watchers" americani che convergono qui da tutta la nazione per immergersi in questa
natura rigogliosa e osservare colonie di cormorani, cigni della tundra, aironi blu, gru delle dune, falchi dalla coda rossa e numerosi altre specie di uccelli, sia stanziali che
migratori.
Lungo il fiume esplode rigogliosa anche la vita vegetale. Le colline circostanti si ammantano di di fiori di "black-eyed Susan", di "bottoni d'oro" della prateria e anemoni, i purpurei fiori diventati uno dei simboli del South Dakota.
SOUTH DAKOTA: TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO
Scendendo verso Sud ci si addentra nel South Dakota, una terra di sbalorditiva varietà e contrasti mozzafiato. Qui si trovano distese sterminate abitate da pochissima
gente, pianure spoglie spazzate dal vento e montagne ammantate da foreste rigogliose, fertili zone agricole e regioni inospitali, cieli assolati e piogge torrenziali, caldo rovente e freddo
polare, dolci silenzi e baruffe che hanno fatto storia.
Le grandi vastità del South Dakota inducono chi vuol descriverlo all'abuso di espressioni retoriche ma, per qualche verso, appropriate per uno stato enorme (grande
quanto l'Ohio e l'Indiana messi insieme) così poco popolato che per ogni suo abitante si contano almeno 5 bovini.
Nel South Dakota il sole brilla radioso praticamente ogni giorno, ma terribili tempeste possono scatenarsi da un momento all'altro. In estate, la temperatura media si
aggira sui 35ºC, ma in inverno il termometro scende con facilità al di sotto dei -15ºC, accompagnato spesso da bufere di neve.
Il South Dakota ha una forma rettangolare tagliata in due dal possente Missouri River, che scende da Nord a Sud per circa 900 chilometri.
Visto dal cielo, il fiume sembra una lunga cicatrice frastagliata che insinua a zig zag i suoi bagliori blu nel terreno. Un tempo furioso e temuto, il Missouri, grazie
alle numerose dighe che ne regolano il percorso, si è trasformato in una serie di lunghi e sinuosi laghi artificiali. Chiamati i Graeat Lekes of South Dakota, questi bacini hanno trasformato il
fiume in un paradiso per gli amanti della pesca e degli sport acquatici.
Prima che venissero costruite le dighe, le alluvioni e l'erosione determinata dalla corrente creavano repentini cambiamenti nella geografia del territorio. Oggi,
invece, il fiume si limita a dividere lo stato in due metà ben distinte. Nella parte orientale troviamo basse colline, piccoli laghi ed un interminabile susseguirsi di fertili terreni agricoli.
LA STRADA DEI PRESIDENTI
Nelle Black Hills si trova Iron Mountain Road, una strada tortuosa di sole 17 miglia che congiunge il Custer State Park con il Mount
Rushmore National Memorial, dove le facce di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt, e Abraham Lincoln sono immortalate in una gigantesca scultura realizzata nella
roccia.
Nei primi anni '30, Peter Norbeck, senatore ed ex governatore del South Dakota, voleva costruire una strada panoramica che congiungesse il parco con Mount Rushmore attraversando la Iron Mountain, un picco che si eleva fino a quasi 2 mila metri di altitudine. Durante una escursione a cavallo per disegnare il tracciato, Norbeck fu folgorato da una curiosa idea. Egli immaginò questa strada costruita in maniera tale che gli automobilisti, imboccando una qualsiasi delle sue gallerie, potessero vedere in distanza Mount Rushmore perfettamente inquadrato nell'imboccatura opposta del tunnel.
Molti ingegneri giudicarono l'idea irrealizzabile, ma uno accettò la sfida motivando la sua fiducia nel progetto con l'affermazione che "….. con sufficiente dinamite, qualunque cosa è possibile". Ed in pochi anni la Iron Mountain Road diventò una realtà per la meraviglia dei turisti che attraversano le Black Hills.
"EAST" E "WEST" RIVER
Questa metà dello stato è chiamata "East River", ed è il luogo in cui vive il 70% della popolazione del South Dakota, per lo più concentrata nelle città di Sioux Falls,
Watertown, Huron e Aberdeen, e nelle fattorie che pullulano nei territori circostanti.
Il territorio a Ovest del fiume (o West River) non è stato nemmeno sfiorato dai ghiacciai che hanno spianato la parte orientale ed è un concentrato di canyon profondi,
terreni accidentati ai limiti dell'impraticabilità, montagne che si innalzano con la maestosità di cattedrali. Grandi torrioni di roccia si elevano fino a 200 metri al di sopra delle praterie,
stagliando il loro profilo rosso-bruno sul blu splendente del cielo. Qui, un tempo, pascolavano legioni di bufali le cui sembianze scure si perdevano a vista d'occhio.
La metà occidentale del South Dakota è un tutt'uno con la storia della "frontiera" che, proprio agli inizi, vide avventurarsi in questo territorio intrepidi esploratori
e mercanti di pellicce, seguiti poi, nel secolo XIX, dai cercatori d'oro.
Qui, i valorosi Sioux, nel tentativo di difendere il propri territori presi d'assalto dagli uomini bianchi, hanno combattuto sanguinose battaglie le cui superstiti vestigia si concretizzano nelle
poche riserve indiane che sono riuscite ad erodere un po' di territorio ai debordanti ranch degli allevatori bianchi.
Spostandoci a Sud-Ovest, incontriamo l'incantevole bellezza dei Badlands. Qui, per milioni di anni, il vento, la pioggia, la neve e il ghiaccio hanno inciso un
paesaggio lunare lugubre e desertico di gole, mesas, creste, piramidi e guglie. Man mano che il sole procede nel suo cammino, questa miriade di formazioni cambia i suoi colori dal rosa pastello
al rosso squillante, fino alle tonalità più intense del bruno. Al crepuscolo, si trasformano in una sorta di apparizioni spettrali in un paesaggio stregato.
Questo ostacolo geologico su un percorso già di per se' lento e pressoché privo di risorse idriche, era così proibitivo che i Sioux lo chiamarono "mako sica" (terra
cattiva, in inglese "bad land"), e i cacciatori di pellicce francesi soprannominarono la regione "les mauvaises terres a tarverser" (le terre malvagie da attraversare). Il nome fu adottato dai
moderni geologi che considerarono i Badlands come uno dei territori in cui i fenomeni dell'erosione si sono scatenati con violenza inaudita.
NELLE TERRE DEI SIOUX
Ai limiti del confine occidentale dello stato, si incontrano le Black Hills, così chiamate dai Sioux perché, viste da lontano, appaiono scure e ombrose. Dopo il 1870, la corsa all'oro attirò migliaia di uomini bianchi tra queste colline che i Sioux consideravano la dimora sacra del Grande Spirito. Questo assalto fu subito come un oltraggio e scatenò 15 anni di sanguinose guerre indiane che si conclusero solo nel 1890 con il massacro di circa 200 indiani da parte delle truppe governative, nei pressi di Wounded Knee Creek.
Oggi i turisti accorrono numerosi in cerca di relax tra le vette delle Black Hills, fittamente ammantate da pini ed abeti che si spingono ad altitudini spesso superiori ai 2 mila metri, mentre il sottosuolo nasconde un labirinto di caverne che si estende per miglia e miglia, parte delle quali visitabili. E, poco distante da queste spettacolari cime scolpite dalla mano della natura, val la pena soffermarsi ad ammirare le gigantesche facce dei Presidenti, scolpite dalla mano dell'uomo sui fianchi di Mount Rushmore: una spiegazione in più, casomai ce ne fosse bisogno, per capire perché il South Dakota è stato soprannominato "Land of Infinite Variety".
LA' DOVE IL FIUME SEGNAVA LA VIA DEL WEST
Poco a Sud dei Bad Lands ci si inoltra in un territorio che si perde all'orizzonte tra colline basse e larghe, dolcemente ondulate, e panorami sconfinati inondati di
sole: il Nebraska. Queste distese prive di alberi lasciarono perplessi i primi uomini bianchi che si avventurarono in questa prateria nel XIX secolo. Il Maggiore Stephen H. Long, dopo aver
esplorato la regione nel 1819, arrivò alla conclusione che essa "a causa dell'aridità del suo suolo e delle inospitali caratteristiche del suo clima (…) era destinata ad una perpetua
desolazione". Proprio la mancanza di alberi, invece, celava quella fecondità delle pianure che ha fatto del Nebraska un paese quanto mai vitale.
Quello che era stato definito il luogo della "perpetua desolazione", infatti, si trasformò, in un impero di fattorie e ranch, fienili e silos alti come grattacieli,
dove il 95% dei terreni era destinato alla produzione di mais, soia, frumento, sorgo ed altre colture, e all'allevamento di bovini e suini.
Poco a Sud dei Bad Lands ci si inoltra in un territorio che si perde all'orizzonte tra colline basse e larghe, dolcemente ondulate, e panorami sconfinati inondati di
sole: il Nebraska. Queste distese prive di alberi lasciarono perplessi i primi uomini bianchi che si avventurarono in questa prateria nel XIX secolo. Il Maggiore Stephen H. Long, dopo aver
esplorato la regione nel 1819, arrivò alla conclusione che essa "a causa dell'aridità del suo suolo e delle inospitali caratteristiche del suo clima (…) era destinata ad una perpetua
desolazione". Proprio la mancanza di alberi, invece, celava quella fecondità delle pianure che ha fatto del Nebraska un paese quanto mai vitale.
Quello che era stato definito il luogo della "perpetua desolazione", infatti, si trasformò, in un impero di fattorie e ranch, fienili e silos alti come grattacieli,
dove il 95% dei terreni era destinato alla produzione di mais, soia, frumento, sorgo ed altre colture, e all'allevamento di bovini e suini.
I BISONTI DEL NEBRASKA
Durante la loro spedizione attraverso il territorio del Nebraska, avvenuta nel
1804, Lewis e Clark rimasero affascinati dalle immense mandrie di alci e antilopi che lo attraversavano.
Gli stagni della prateria - bacini poco profondi che si riempivano di acqua con discontinuità - offrivano ospitalità ad un numero indicibile di oche selvatiche e di anatre, e l'erba che cresceva abbondante riusciva a sfamare sterminate mandrie di bisonti.
Riserva di cibo fondamentale per gli Indiani delle pianure, i bisonti, con una popolazioni stimata in 60-70 milioni di capi,
rappresentavano, allora, la più grande quantità di prede selvatiche esistente al mondo.
INDICAZIONI STRADALI NATURALI
Sulla piatta distesa dei Great Plains, saltuarie irregolarità geologiche come una guglia di roccia o l'improvvisa fenditura di un canyon, diventavano, per i pionieri sulla strada del West, una sorta di segnaletica stradale a prova errore e di grande utilità.
La vista di questi elementi naturali non solo rassicurava i pionieri che erano sulla strada giusta, ma indicava loro quanta strada avevano percorso e quanta ancora ne mancava per raggiungere la meta che si erano prefissati.
Lungo l'Oregon Trail, uno di questi elementi naturali cui facevano riferimento costantemente le carovane era la Chimney Rock, una guglia di arenaria che si eleva per quasi 500 metri nella North Platte Valley, in Nebraska.
Gli emigranti stipati su carri che attraversavano le praterie ad una velocità di poco superiore al miglio all'ora, potevano vedere questa formazione a forma di campanile per giorni e giorni prima di raggiungerla.
Quando arrivavano, sapevano che avevano percorso 650 miglia da St. Joseph, nel Missouri, e che mancavano ancora 1400 miglia prima di
raggiungere l'Oceano Pacifico.
SANDHILLS: MANDRIE E SOLO MANDRIE
Oggi le Sandhills sono regno incontrastato degli allevamenti bovini, sia perché il terreno è troppo poroso per essere irrigato e coltivato, sia grazie al fatto che le
dune sono in grado di produrre sufficiente erba per nutrire le mandrie allo stato brado. Ben lontane dal chiasso della civiltà urbana, le Sandhills sono un luogo meravigliosamente quieto,
solitario e sconfinato, un luogo in cui i cieli sono limpidi, le albe splendide, i tramonti sbalorditivi e le notti rischiarate da miliardi di stelle.
Il nome "Nebraska" viene dalla parola degli Indiani "nebrathka", che significa acqua piatta. Era il nome che gli Oto avevano dato al grande fiume che scorre da Ovest a
Est attraversando tutto lo stato. Era un nome appropriato: prima che il fiume fosse imbrigliato per finalità agricole, esso era largo (in alcuni punti, fino a tre miglia) e poco profondo, e
raramente era soggetto a piene o periodi di magra. I mercanti francesi si trovarono d'accordo con la definizione data dagli Oto a questo fiume piatto e calmo, e lo battezzarono "Platte".
Gli indiani solcavano le sue acque a bordo di piccole canoe, mentre i primi esploratori vi si trovarono a disagio a causa delle acque troppo basse per le loro grandi imbarcazioni. Inoltre, il suo alveo sabbioso affiorava troppo spesso per poterlo utilizzare come sicura via di trasporto fluviale.
Ciò nonostante, il fiume segnò la via verso il West per il flusso incessante di migrazioni che iniziarono dopo il 1840. Si calcola che, tra il 1840 ed il 1866, oltre 350 mila persone si avventurarono verso Ovest attraversando la valle del Platte. L'incessante processione di carri si interruppe solo quando, nel 1866 fu completata la ferrovia transcontinentale, che procedeva parallelamente al sentiero tracciato lungo il Platte dai pionieri.
UN MUSEO AGRICOLO
Verso la metà dell'Ottocento, la trasformazione della prateria in un immenso terreno agricolo produttivo coincise con i rapidi progressi degli strumenti utilizzati per arare, mietere e trebbiare.
Oltre al famoso aratro d'acciaio di John Deere, nuove macchine trascinate da cavalli garantivano un livello di efficienza fino ad
allora inimmaginabile . Il nuovo erpice meccanico faceva il lavoro di 10 uomini equipaggiati con gli strumenti tradizionali. La mietitrice a cavalli permetteva di lavorare in un giorno
un'estensione sei volte maggiore di quella possibile per un uomo munito di falce. E un montacarichi per le balle di fieno svolgeva il suo lavoro in una frazione del tempo prima
necessario.
Alcune di queste vecchie attrezzature sono ancora in uso oggi in un singolare museo all'aperto, il Living History' Farms, 600 acri
subito fuori Des Moines, che includono tre fattorie operanti a tutti gli effetti impiegando unicamente i macchinari che erano in uso nel '700 e nell''800. Qui i visitatori possono rendersi conto
dei progressi dell'agricoltura nel XIX secolo ammirando gli agricoltori in costumi d'epoca mentre utilizzano i macchinari d'epoca esattamente come facevano i loro predecessori oltre un secolo
fa.
IL VERDE E L'ORO DEI CAMPI,
BANDIERA SFAVILLANTE DELLA FERTILITÀ DELLO IOWA
Percorrendo a ritroso questo itinerario si entra in uno stato per molti aspetti simile e, al tempo stesso, molto diverso dal Nebraska: lo Iowa. Nel film Field of
Dreams, un leggendario campione di baseball ritorna in vita e gioca su un campo costruito da un agricoltore nel bel mezzo della sua piantagione di mais. Incantato da quello straordinario
paesaggio agricolo, il giocatore chiede "Ma, questo è il paradiso? No - risponde l'agricoltore - è lo Iowa".
Nelle sale cinematografiche dello Iowa questo breve scambio di battute suscitò, al tempo stesso, scrosci di applausi e fragorose risate. Queste reazioni contraddittorie
testimoniano la duplice idea che gli abitanti si sono fatti della propria terra. Da una parte, la negativa consapevolezza che tutti considerano lo Iowa un luogo in cui mais e maiali regnano
supremi. Dall'altra, la profonda convinzione che lo Iowa, un territorio straordinariamente fertile compreso tra due grandi fiumi, sia il veramente quanto di più vicino al paradiso si possa
immaginare.
Lo stesso suono della parola "Iowa" evoca fortemente, negli Americani, immagini di tradizione agricola e di ricchezza.
Solo la California e il Texas, che sono enormemente più estesi, producono prodotti agricoli in quantità maggiore dello Iowa e qui, più che in ogni altro stato
americano, si è concretizzato l'ideale di Thomas Jefferson che sognava una nazione di agricoltori ben educati: da queste parti si contano più fattorie che in ogni altro stato degli Usa, escluso
il Texas, e si registra il più alto tasso di alfabetizzazione di tutta l'America.
Lo Iowa è spesso dipinto come un territorio piatto e uniforme, ma basta spingersi a Est di Council Bluffs per ritrovarsi in un paesaggio caratterizzato da un continuo
saliscendi ingabbiato in una densa ragnatela di fiumi e torrenti. Qui, in valli fluviali che segnano il perimetro delle sezioni orientali e meridionali dello stato, si concentrano le maggiori
foreste dello Iowa, boschi di querce, aceri, olmi, hickory e castagni che si estendono per oltre un milione e mezzo di acri.
Il paesaggio si appiattisce all'improvviso dirigendosi verso Nord-Est, dove un invisibile confine delimita una sorta di lobo peninsulare che da Nord si addentra nello
Iowa centrale, fino a Des Moines.
Questa regione, chiamata "Des Moines Lobe", è il luogo in cui, tra 20 e 25 mila anni fa, i ghiacciai del Wisconsin hanno rasato le colline e riempito le valli dello
Iowa centro-settentrionale, facendone una terra pianeggiante e fertilissima.
Quando gli indiani erano gli unici abitanti del territorio che sarebbe poi diventato lo Iowa, esso era una sconfinata distesa ammantata di praterie in cui crescevano
rigogliose le più diverse specie vegetali (tra erbe, fiori e cespugli, se ne contavano oltre 300 specie diverse), sulle quali prosperavano innumerevoli colonie animali, dalle api ai bisonti.
Degli originali 12 milioni di ettari di prateria, oggi ne rimangono poco meno di 4 mila, per lo più concentrati in riserve statali.
I primi colonizzatori dello Iowa, che intorno agli anni Trenta si insediarono nelle pianure fluviali lungo il Mississippi, non avevano assolutamente idea del potenziale
agricolo di queste praterie. Ma quando cominciò a diffondersi tra loro l'aratro in acciaio di John Deere e gli agricoltori furono in grado di penetrare lo spesso strato di argilla della prateria,
in pochissimi anni la regione si trasformò in una sorta di eden rurale.
Da allora, però, lo Iowa ha subito enormi cambiamenti: negli anni Trenta il modello delle fattorie familiari è entrato in crisi e oggi si combatte una dura battaglia
per riuscire a conciliare le tecniche agricole industriali con il rispetto dell'ambiente e la produzione di prodotti alimentari non contaminati. Nonostante questo, però, nella mente degli
Americani l'immagine dello Iowa continua ad essere la quintessenza di quella vita rurale tuttora parte integrante dell'idea di "nazione americana", e della sua opulenza.
UNA POPOLAZIONE, MOLTE CULTURE
Così come il loro stato, anche gli abitanti del Missouri sono il risultato di diverse culture e provenienze. Ste. Genevieve, il più
antico insediamento bianco, e Bonne Terre furono fondate dai Francesi. I tedeschi crearono delle enclavi nei territori di Hermann e Rhineland, e i discendenti dei coloni irlandesi e scozzesi
provenienti dalle Smoky e dalle Appalachian Mountains hanno portato le loro tradizioni e le loro ballate nelle valli delle Ozark Mountains.
Da questo miscuglio di razze ne é nato un popolo noto per il suo spirito di indipendenza e per il suo scetticismo, in cui riescono a convivere tranquillamente gli
antichi ideali delle piantagioni del Sud, mirati ad una vita tranquilla e piena di agi, l'Est affaccendato, rumoroso, industriale e commerciale, e lo splendente Ovest, con le mandrie mansuete che
vagano senza meta nelle sue sconfinate praterie.
DUE FIUMI POSSENTI E IL MISSOURI IN MEZZO
I contrasti che caratterizzano lo Iowa sono prevalentemente di natura psicologica e sociale, ma basta spingersi oltre il suo confine meridionale per immergersi in una
terra dove lo scontro degli opposti è concreto e tangibile: il Missouri. Qui si alternano nebbie di montagna ed erbe di prateria, fiumi tumultuosi e caverne spettacolari, la elegante St. Louis e
la pragmatica Kansas City, il presidente Harry Truman e il fuorilegge Jesse James. Non a coso, questo è il cuore geografico dell'America, il punto di congiunzione dell'Est con l'Ovest e del Sud
con il Nord.
Gran parte del territorio dello stato è occupato da fattorie. A Nord del Missouri River, che taglia in due lo stato scorrendo da Kansas City a St. Louis, le fertili
pianure di una regione una volta sepolta dai ghiacciai, oggi sono ricoperte da grandi estensioni di frumento dorato. A Sud del fiume si estendono verso Ovest gli Osage Plains, dove quieti
torrenti si addentrano attraverso i campi di girasoli e le coltivazioni di grano e di mais si alternano a riserve protette della originaria prateria.
In contrasto, gran parte dello stato a Sud del Missouri River è occupato dai multiformi paesaggi delle Ozark Mountains, una regione ricca di foreste, laghi, fiumi,
aspre colline e montagne non troppo elevate che si estende fino al confinante Arkansas. Nelle Ozark si contano circa 10 mila sorgenti naturali, molte delle quali hanno una portata superiore ai 5
milioni di litri di acqua al giorno. L'area è anche caratterizzata da un susseguirsi incessante di grotte e caverne scavate di fiumi sotterranei. Questo misterioso mondo sotterraneo, un labirinto
di percorsi che si intrecciano per miglia e miglia, è riccamente popolato da stupende formazioni rocciose e bizzarre creature, come il pesce cieco delle caverne, che trascorrono la loro intera
vita nella più totale oscurità.
Nella estremità Sud-orientale, una sezione dello stato chiamata "tacco di stivale", si protende nel territorio dell'Arkansas (quando il Missouri entrò a far parte
dell'Unione, alcuni ricchi latifondisti dell'area si diedero da fare con successo affinché quest'area fosse inclusa nello stato). Qui, la pianura alluvionale del Mississippi, un tempo ricoperta
da una malsana palude, è stata drenata per poter coltivare il suo suolo ricco di humus che ora permette di ottenere ricchi raccolti di soia e di riso ed il più grande raccolto di cotone degli
stati del Sud.
IL CAMPO BASE DELLA CONQUISTA DEL WEST
All'inizio, il Mississippi e il Missouri River, che attraversano lo stato dal confine settentrionale a quello meridionale e da quello occidentale a quello orientale, attirarono esploratori e mercanti di pelli, e le prime città fluviali, come St. Charles, la prima capitale dello stato, e Town of Kansas (ora Kansas City) diventarono presto porti molto trafficati.
Durante gli anni delle esplorazioni e della crescita tumultuosa, il Missouri era la base avanzata per la conquista degli enormi territori del West. St. Louis fu il punto di partenza e di arrivo delle spedizioni di Lewis e Clark verso il Pacifico; tanto il Santa Fe Trail che l'Oregon Trail iniziavano a Independence; e le dure cavalcate dei "pony express" partivano da St. Joseph alla volta di Sacramento. Oggi, questa era di espansione è stata commemorata e simbolicamente sintetizzata nel famoso Gateway Arch di St. Louis.
Il punto di contatto più estremo tra Nord e Sud, fu vissuto nel Missouri in relazione alle problematiche sullo schiavismo. La lotta tra gli abolizionisti ed i loro
oppositori si protrasse per decenni e durante i lungi anni della sanguinosa Guerra Civile i cittadini dello stato si divisero equamente tra i due schieramenti, combattendo tragicamente gli uni
conto gli altri.
Curiosamente, i due grandi centri urbani del Missouri sono collocati ai margini dello stato. St. Louis, la città più grande e importante é situata proprio sul confine
orientale con l'Illinois. L'altra grande metropoli dello stato, Kansas City, si trova sul lato diametralmente opposto ed aggiunge al fatto di essere collocata esattamente sul confine con il
Kansas, di averne anche fagocitato il nome.
NEL KANSAS TRA LA GENTE DEL "VENTO DEL SUD"
Quello del Kansas è un nome non casuale, adottato per se' già dai primitivi abitanti di questa terra che si chiamavano "kansa", ovvero "gente del vento del Sud". Infatti,
questo stato è assediato dagli estremi opposti di un clima determinato dai venti roventi che soffiano costantemente da Sud a Nord, in estate, e da quelli gelidi che spazzano le praterie in senso
inverso, in inverno.
Anche i primi visitatori europei passarono di qui come il vento, trovando ben poche motivazioni per fermarsi. Quando, nel 1806, Zebulon Pike guidò una spedizione
attraverso il territorio che sarebbe poi diventato il Kansas, per descriverlo non trovò di meglio che paragonarlo al Sahara. Ma questa è solo una prima impressione superficiale. Benché il terreno
sia di quando in quando piatto, esso non è mai uniforme e la forma rettangolare dello stato è poggiata su un declivio che sale leggermente dall'angolo sud-orientale verso quello nord-occidentale.
E non c'è nulla che possa far ricordare il deserto nelle Chautauqua Hills, coperte da fitte foreste di querce e di hickory.
Il Kansas orientale ha altre regioni boschive, ciascuna con le sue particolari varietà di piante. Ma ovunque, lungo le rive dei fiumi, tanto nelle aride regioni dell'Ovest come in quelle piovose dell'Est, la pianta più tipica è quella del cotone che, non a caso, nel 1937 è stato nominato pianta ufficiale dello stato. In alcune zone del Kansas centrale e occidentale, il cotone è addirittura l'unica pianta presente in natura.
Tenace e di rapida crescita, affonda le sue radici in profondità nel terreno, assumendo ben presto un aspetto imponente. Esso può crescere lungo i corsi dei fiumi ma anche in luoghi dove l'umidità, nella stagione secca, si trova nel sottosuolo a grandi profondità. Molti pionieri del Kansas hanno sicuramente benedetto il cotone per il refrigerio che poteva dare la sua fresca ombra; altri lo hanno cercato scrutando l'orizzonte, sicuri di trovare, insieme all'albero, qualche traccia d'acqua in una terra tremendamente riarsa.
LE MAGRE PRATERIE DEGLI HIGH PLAINS
Spostandosi verso il confine occidentale del Kansas, gli alberi di cotone si allineano ininterrottamente sulle rive sabbiose dei fiumi. Alle loro spalle, per miglia e
miglia, si estendono gli High Plains, una regione di magre praterie, resa arida dalla grande scarsità di pioggia. In primavera, queste pianure si ammantano di fiori selvatici ma, già all'inizio
dell'estate, il terreno si presenta spesso bruno e riarso. Le grandi estensioni di erba rigogliosa, dove un tempo pascolavano enormi mandrie di bufali e di bisonti, si seccano sotto i raggi
ardenti del sole, in attesa di una piaggia che arriva molto raramente.
In tutto lo stato crescono oltre 200 diverse specie autoctone di vegetali erbosi, oltre ad alcune di recente introduzione. Tra queste ultime, la più importante è la
"hardy winter wheat", una varietà di frumento importata dalla Russia da una colonia di emigranti Mennoniti. Giunti qui nel 1874, nei bagagli di ogni famiglia essi avevano un certo quantitativo di
"Turkey Red", una varietà di grano che si è ben adattata alle dure condizioni climatiche dei Great Plains.
Questo frumento fece del Kansas centrale una sorta di madia dell'America, trasformandone radicalmente anche il paesaggio: campi di grano che si perdono nell'orizzonte, altissimi silos visibili da miglia e miglia di distanza, mietitrici meccaniche che sferragliano nei campi al tempo del raccolto.
Questo tipo di colture scompare, invece, se ci sposta in uno dei paesaggi più tipici del Kansas, le Flint Hills, una regione impervia e rocciosa che scende da Nord a
Sud nel bel mezzo della parte orientale dello stato. Ostico perfino per i tenaci ed ingegnosi agricoltori del Kansas, gran parte di questo territorio non è mai stato colonizzato ed è rimasto una
delle poche praterie selvagge del Nord America.
In estate, attraversare le Flint Hills inondate di sole è un po' come vedere i Great Plains con gli occhi dei pionieri: un ininterrotto susseguirsi di dolci colline
ammantate di verde che si perdono oltre l'orizzonte; cinguettare di uccelli che si disperde tutt'intorno; qua e là, dove le sorgenti si perdono in magri ruscelli, il troneggiare solitario di un
albero di cotone. E in ogni direzione il blu profondo del cielo spezzato dal candore di qualche nuvola trasportata dal vento del Sud, lo stesso vento che ha dato il suo nome al Kansas.
OKLAOMA: I DUE VOLTI DELL'AMERICA
Se già nel Kansas l'abbassarsi della latitudine comincia a rivelarsi con segni evidenti, la tendenza ad un radicale cambiamento del paesaggio si accentua scendendo verso l'Oklahoma, situato là dove le ombrose foreste del Nord America cedono il posto a desolate lande desertiche. Nella parte orientale dello stato le verdi e rigogliose valli e colline ricoperte di fitti boschi che scendono dal Missouri e dall'Arkansas, si aprono verso un'area dall'aspetto così simile a quello degli stati del Sud che la gente dell'Oklahoma la chiama "Little Dixie".
Al centro dello stato si insinua una propaggine delle grandi praterie americane. Più a Ovest, in una sorta di penisola terrestre, chiamata "Panhandle", le silouettes di
solitari torrioni di roccia dominano il piatto e arido territorio degli High Plains.
Anche il clima, qui, è soggetto a repentini cambiamenti. Quando l'aria fredda e secca del Nord s'incontra con le brezze provenienti dal Sud si originano venti forti e
costanti alternati a violenti temporali. Nel giro di pochi giorni, gli alvei dei corsi d'acqua si trasformano da tortuose strisce di sabbia in torrenti impetuosi. Le violente raffiche di vento
abbattono le palizzate e si avvolgono su se stesse dando origine a devastanti tornado. E allo straniero che chiede se il vento soffi per tutto il tempo in quel modo, i nativi rispondono: "No, per
metà del tempo soffia in senso inverso".
L'Oklahoma era la patria degli Indiani delle Praterie quando, nel 1825, il governo americano dichiarò la regione "Territorio Indiano". Nei 50 anni seguenti, le tribù del Nord e dell'Est furono costrette a trasferirsi nelle riserve create per loro in questa regione. Quindi, cedendo alle pressioni dei colonizzatori, il governo li privò anche dei territori delle riserve.
A mezzogiorno del 22 Aprile 1889 il territorio fu dichiarato acquisibile dai coloni che per primi fossero riusciti ad installarvisi. Già al tramontare del sole, in quelle fertili pianure erano sorte intere città fatte di tende e ripari di fortuna.
Quando arrivarono i coloni bianchi, la prateria dell'Oklahoma era un verde mare di erba ondeggiante che talvolta superava in altezza i loro stessi carri. Ma in soli 40
anni il terreno fu sfruttato a tal punto che si giunse alle soglie del disastro, reso ancor più grave, negli anni Trenta, da una terribile siccità. Alla morte della vegetazione seguì il totale
depauperamento del suolo, il cui humus fu spazzato via dai venti impetuosi, precipitando l'Oklahoma e tutta la porzione meridionale delle Grandi Pianure in un desolato turbine di
polvere.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, gli abitanti dell'Oklahoma si sforzarono di imbrigliare la loro ricca rete di fiumi, avviando un gigantesco progetto di
gestione delle acque in grado di scongiurare i rischi di possibili future siccità. Oggi, con circa 1.800 bacini idrici e 200 mila stagni artificiali, lo stato può contare su riserve d'acqua
superiori a quelle del Minnesota, detto "the Land of Ten Thousand Lakes" (la terra dei diecimila laghi).
Per gli stranieri convinti che l'Oklahoma sia una piatta prateria, la visione delle montagne appare come una vera sorpresa. A oriente, invece, le Ouachita e le Ozark
Mountains mostrano fiere le loro idilliache valli solcate da ruscelli cristallini, cui fa da contrappunto, a Sud-Ovest, la intatta riserva naturalistica creata in una porzione delle Wichita
Mountains.
All'estremo Ovest, nel "panhandle" il panorama è aspro e arido, A causa di un bassissimo livello di precipitazioni, gli alberi sono così rari che i primi coloni furono
costretti a scaldarsi bruciando sterco di bufalo, cui diedero l'eufemistico nome di "carbone della prateria".
LA BELLEZZA SENZA TEMPO DELLE COLLINE DELL'ARKANSAS
L'estremo lembo meridionale dei Grat Plains si esaurisce entro i confini dell'Arkansas, uno stato in cui, scendendo lungo il Buffalo River, passeggiando lungo le strade ventose di Eureka Springs nelle Ozark Mountains, percorrendo le pianure verdi del delta del Mississippi, oppure sostando nella quiete ombrosa delle pinete che ammantano i Timberlands, ovunque la tranquillità e la lontananza da tutto sembrano parte integrante della sua stessa anima.
La maggior parte degli Americani identificano l'Arkansas con il territorio delle Ozarks Mountains, nella parte occidentale dello stato.
LA CRESCITA DELL'ARKANSAS
Quando nel 1836, l'Arkansas entrò a far parte dell'Unione, vi si contavano a malapena 50.000 abitanti e la maggior parte dei pionieri
che lo raggiungevano, spaventati dalla barriera di vaste paludi lungo il Mississippi, cercavano altre strade per proseguire il loro cammino verso Ovest.
Eppure, appena le paludi furono drenate e circoscritte da argini, lo stato fu protagonista di una rapida crescita e già nel 1860 la popolazione aveva superato i 500 mila abitanti.
I primi pionieri che vi si avventurarono erano singoli agricoltori che preferivano appartarsi in comunità isolate sperdute tra le colline. Le loro immutabili abitudini si protrassero per oltre un secolo offrendo l'immagine stereotipata dei coloni che oziano nella veranda di casupole costruite con tronchi di legno ed il cane che gironzola intorno, ma contribuendo anche a mantenere vive le antiche ballate e le tradizioni artigianali che oggi sono celebrate nello Ozark Folk Center di Mountain View.
La grande atmosfera di pace e di quiete ha trasformato le Ozarks in una meta irresistibile per i pensionati americani e per tutti coloro che vogliono allontanarsi dal turbinio della vita cittadina.
Ma l'Arkansas non è fatto solo di altopiani. Nella regione del Delta, lungo le fertili pianure alluvionali che fiancheggiano il Mississippi, si è sviluppato un modello
di vita completamente diverso. Il cotone è stato l'artefice di questa terra, come di tutto il Sud fino alla prima metà del Novecento, materializzandosi in sterminate piantagioni dominate da una
società raffinata, elegante e mai affannata. I battelli a ruota scendevano il Mississippi attraccando in porti fluviali come quello di Helena, che riuscirono a stupire anche Mark Twain per la
loro ridente collocazione. Ora il cotone è stato rimpiazzato dal riso e dalla soia, di cui l'Arkansas è diventato il primo produttore nazionale, trasformando radicalmente città del Delta come
Stuttgard, dove non è difficile che i forestieri scambiano, in lontananza, gli enormi silos per una interminabile sequela di grattacieli.
A Sud-Est del Delta si estendono i Timberlands, una regione di dolci colline ammantate da fitte foreste di pini. Spiritualmente, questa regione è più affine al West che
al Sud e la scoperta del petrolio, avvenuta negli anni Venti nei dintorni di El Dorado, contribuì a rinsaldare ulteriormente i legami della regione con lo stato del Texas.
A Nord, invece, le alture impervie e le valli umide delle Ouachita Mountains, dapprima scoraggiarono i coloni che, per impiantare le loro fattorie, andavano in cerca di
terre pianeggianti. Ma le innumerevoli sorgenti termali, sia calde che fredde, che abbondano nella regione, diventarono una grande attrazione turistica già nei primi decenni dell'Ottocento. Per
secoli, prima che i pionieri costruissero gli stabilimenti termali che hanno fatto di Hot Springs una meta del turismo internazionale, queste sorgenti perennemente avvolte in un velo di vapore
furono considerate sacre dalle tribù indiane locali che ne avevano scoperto i grandi poteri curativi.
Hot Springs è solo il più celebrato dei luoghi che hanno reso noto l'Arkansas, da sempre nelle cronache più per le sue bellezze naturali che per le sue vicende
storiche. Non a caso (e meritatamente) i suoi soprannomi più accreditati sono "Wonder State" (stato delle meraviglie) e "Natural State". Protetto dalle barriere naturali che un tempo furono il
maggiore ostacolo al suo sviluppo, il Nebraska è sicuramente uno dei più intatti ed incontaminati angoli di tutto il Nord America.
LE SORGENTI D'ORO
Per secoli la gente ha attribuito meravigliosi poteri medicamentosi alle sorgenti che hanno
fatto la ricchezza delle Ozark Mountains. Non meno stupefacente è la storia del perché queste acque sgorgano bollenti e frizzanti. Ogni volta che la pioggia cade a Nord-Est della attuale città di
Hot Springs, essa si insinua lentamente in profondità attraverso la rocce sedimentarie delle montagne, assorbendo biossido di carbonio e carbonato di calcio, che conferiscono all'acqua le sue
bollicine ed il suo inconfondibile sapore.
Dopo un percorso che si protrae per 4.000 anni, l'acqua raggiunge la massima profondità di 2500 metri nel cuore della terra. Nel corso di questo viaggio essa si scalda come la crosta terrestre di 2-3 ºC ogni 100 metri.
Faglie e fratture presenti negli strati profondi di roccia del sottosuolo di Hot Springs, permettono all'acqua di ritornare in superficie seguendo un percorso che si protrae per circa un anno. Sprigionando i gas che sono stati intrappolati in un periodo di 40 secoli, queste acque sgorgano da 47 diverse sorgenti alla temperatura media di 61ºC ed una quantità quotidiana di quasi 4 milioni di litri.
VAI AGLI ITINERARI:
TORNA A