Castelli, sulle pendici teramane del Gran Sasso, è la capitale storica della ceramica d'arte abruzzese, sviluppatasi tra il Cinquecento e gli inizi dell’Ottocento e tramandata di padre in figlio fino ai giorni nostri. La produzione spazia dalle copie di ceramiche famose a produzioni moderne, firmate da artisti rinomati, ad un abbordabile assortimento oggetti per la casa, dai portacenere alle saliere, dai bacili ai candelabri, ai contenitori di ogni forma e dimensione.


In paese, oltre ad acquistare vasi, piatti e ciotole istoriati, con i tipici disegni in stile rinascimentale, dai colori corposi e squillanti, soprattutto blu, giallo e ocra, è anche possibile visitare i laboratori e ammirare i ceramisti mentre realizzano i loro manufatti.

 Da Castelli, l'artigianato della ceramica si è pian piano diffuso in molti altri centri della regione dove si sono sviluppati numerosi distretti produttivi, tra i quali si distinguono, per vivacità e personalità dello stile, quelli di Ortona a Mare, Palena  e Fara Filiorum Petri, in provincia di Chieti, Loreto Aprutino, in provincia di Pescara e Raiano, in provincia dell'Aquila.

Legata alle esigenze primarie di ogni comunità, la lavorazione di recipienti in terracotta è presente in Basilicata ben prima dell'arrivo dei Greci.

Questa forma di artigianato, pur non essendosi mai evoluta verso le forme più raffinate della ceramica (con l'unica eccezione, di recente tradizione, di Venosa e Lavello, nel Potentino), ha continuato ad essere praticata fino ai giorni nostri, impegnando bravi artigiani localizzati soprattutto a Grottole, in provincia di Matera, dove si producono orci e anfore in terracotta che vengono lavorati nelle grotticelle scavate nel tufo, che danno il nome al paese, e Calvello, in provincia di Potenza, dove si realizzano piatti e vasellame con superfici vetrificate a colori chiari.


Non mancano le produzioni curiose, legate ad antiche tradizioni popolari, come le trombe di terracotta di Melfi, nel Vulture, e i “cuccù” di Matera, fischietti a forma di gallo con i quali, in maggio, viene clamorosamente accompagnato il pellegrinaggio alla Madonna di Picciano.