Quantitativamente, la ceramica è sicuramente la forma di artigianato più importante della Calabria ed il fervore che la contraddistingue permette di coprire ogni tipologia, da quella d'uso a quella artistica.

I pezzi di maggiore interesse, ovviamente, sono quelli in cui gli artigiani esprimono al meglio il bagaglio tecnico ed estetico che si rifà ai fasti della Magna Grecia, e si possono trovare nelle botteghe di Locri, Bagnara Calabra e Gerace, in provincia di Reggio Calabria, a Sibari, in provincia di Cosenza e Squillace, in provincia di Catanzaro.


I ceramisti di Seminara, in provincia di Reggio Calabria, invece, prediligono la produzione di oggetti dalle forme simboliche, legati alle tradizioni popolari, dalle maschere per scacciare la malasorte sino ai “babbaluti”, bottiglie antropomorfe decorate con volti dal ghigno ironico e diffidente.

Le porcellane di Capodimonte sono in assoluto una delle più elevate forme d'arte ceramica.
La loro origine data 1739, quando per volontà di Carlo III di Borbone, proprio a Capodimonte fu creata una manifattura tanto prestigiosa quanto segnata da una breve esistenza, conclusasi vent'anni dopo quando il re, salito al trono di Spagna, si trasferì a Madrid.

Dodici anni dopo, però, con la creazione della Real Fabbrica Ferdinandea la tradizione fu ripresa accreditando la sua eccellenza ad un livello tale che, quando nel 1805 cessò la sua attività, la produzione delle porcellane poté essere perpetuata ad opera di singoli artigiani dotati di qualità tecniche e creative che hanno permesso loro di far fronte alle richieste del mercato fino ai giorni nostri.

Se a Capodimonte compete il primato delle porcellane d'arte, a Vietri sul Mare spetta sicuramente il titolo di capitale campana della ceramica, una forma di artigianato sviluppatasi fin dal '400 ed esplosa nei secoli XVI e XVII con una crescita produttiva che ha coinvolto anche altri centri limitrofi, quali Nocera, Cava e Salerno.

Il passaggio dalla ceramica d'arte a quella di consumo, caratterizzata da forme e colori mediterranei, è avvenuto tra il 1920 e il 1940, ad opera di un nutrito drappello di artigiani e artisti provenienti dal Nord Europa cui va il merito del rilancio, anche commerciale, della produzione vietrese.


Sviluppatasi sulla scia dei successi dei ceramisti vietresi, la produzione di Cava dei Tirreni si è consolidata con la specializzazione nelle piastrelle di ceramica smaltata i cui motivi decorativi trovano ispirazione nella tradizione vietrese e nell'arte della maiolica napoletana.

Del tutto autonoma, invece, l'evoluzione della ceramica di San Lorenzello e Cerreto Sannita, in provincia di Benevento, che ripropongono ancora oggi svariati oggetti dalle sagome settecentesche con decorazioni di fiori, frutta e uccelli, dai colori giallo, arancio, verde e blu, oppure acquasantiere, vasi da farmacia a da conserve, medaglioni e tavolette maiolicate narranti la vita dei Santi.