Chi "ne sa" di ceramica, associa immediatamente le parole "Vecchia Lodi" con lo stile caratterizzato da vivaci decorazioni a fiori policromi, creato nel corso del Settecento dai ceramisti lodigiani, già apprezzati e contesi in tutta la Lombardia fin dal XV secolo.

L'artigianato della ceramica, quindi, vanta antiche e gloriose tradizioni ed è tuttora vitale, anche se, contrariamente a quanto accade di solito, per questo settore non si è sviluppato un polo di aggregazione geografica, fatta eccezione per la città di Laveno, in provincia di Varese, diventato ormai un importante centro di produzione delle ceramiche da tavola, molte delle quali conservano ancora forme particolari di carattere tradizionale.

Gli attuali laboratori sono sparsi un po' in tutta la regione, anche se la più alta concentrazione la si riscontra a Milano, dove l'estro dei singoli operatori ha preso il sopravvento sui filoni estetici tradizionali, fatta eccezione per i grandi vasi smaltati di colore verde scuro, un tempo utilizzati soprattutto per la conservazione dei cibi, i quali continuano a trovare fedeli compratori.

I marchigiani sono sempre stati gente operosa, attratta dal bello ma anche estremamente pratica, capace di trasformare la raffinatezza estetica in modello da moltiplicare e commerciare. Non è casuale, quindi, che una secolare dimestichezza di contaminazioni tra cultura e mercato si trasformasse in forme di industria quali quella dell'arredamento, della carta e della moda (in particolare, le calzature), fino a quella degli strumenti musicali.

Andando a ritroso nel tempo, le stesse dinamiche le possiamo ritrovare a Tolentino, in provincia di Macerata, dove fin dal '500 si sviluppò una scuola di maestri maiolicari che hanno dato vita ad un florido artigianato della ceramica diffusosi poi soprattutto ad Ascoli Piceno e nel Pesarese, da Urbania a Castel Durante e Sant’Angelo in Vado, tuttora attivi nella produzione di servizi da tavola, vasi ornamentali, piatti, formelle, contenitori da farmacia e fruttiere.