Nella cultura trentina e altoatesina, la "stube" ha finito per trascendere il suo ruolo di epicentro della casa e assumere un alto valore simbolico e culturale che ha "contaminato" positivamente tutti componenti che ne facevano parte. Tra questi, l’elemento più caratteristico è sicuramente la grande stufa in muratura che, complice l'abilità e la sensibilità artistica dei ceramisti locali, ha finito per arricchirsi con raffinate coperture in maiolica.
Nei musei locali se ne conservano esemplari monumentali, splendidamente decorati, che fungono da punto di riferimento per le produzioni attuali, caratterizzate da una fattura di altissima qualità, tanto sul piano estetico che su quello funzionale. I più importanti laboratori di produzione di stufe e oggetti in ceramica sono concentrati a Bolzano e a Brunico.
Qui, la maggior parte dei vasai ancora oggi modella l'argilla con il procedimento tradizionale e per cuocerla si avvale di vecchi forni a legna. Con queste procedure si plasmano ciotole, vasi, piatti e tazze di terracotta, le piastrelle di maiolica per le stufe, oggetti artistici e figurine di ceramica.
In Umbria l'antica arte di plasmare l'argilla ha prosperato in numerosi centri (Deruta, Perugia, Gubbio, Gualdo Tadino, Orvieto, Città di Castello, Umbertide) e trova continuità in un artigianato che non cessa di ricercare, documentare e tutelare i suoi caratteri originari per valorizzare la qualità e la specificità della produzione contemporanea di ciascuna località.
Deruta è forse il centro di più antica tradizione, documentata fin dal '200, e giunta ai suoi massimi vertici nel '500, quando lo stile era caratterizzato da smalti bianchissimi e l'uso dell'arancio, del blu e del giallo.
Nello stesso secolo, si imponevano anche le maioliche prodotte a Gubbio da Giorgio Andreoli, il più grande ceramista del '500 umbro, celebre per aver introdotto una tecnica di origine araba che ammanta le opere di riflessi dorati.
A Gualdo Tadino,si realizzano ancora le ceramiche a riflessi a terzo fuoco, vanto secolare delle manifatture locali, mentre le produzioni di tipo industriale prediligono forme e decori di ispirazione medievale.
Anche le ceramiche di Orvieto possono vantare tradizioni millenarie dallo stile inconfondibile, dove dominano i motivi vegetali e animali in un'originale mescolanza di elementi etruschi e romanici.
La ceramica artistica di Umbertide, che ebbe grande sviluppo negli anni Trenta, si distingue per i riflessi metallici ottenuti con la tecnica del "nero fratta", mentre a Città di Castello predominano le decorazioni araldiche e gli ornamenti a rilevo.
In questo tripudio di toni elevati, comunque, non sfigura nemmeno l'umile terracotta d'uso quotidiano, come i vasi, gli orci e le anfore di Ripabianca, oppure i vasi, i fischietti e i tradizionali "ziri" di Ficulle e i laterizi in cotto fatti a mano ed essiccati al sole di Castel Viscardo.
Il '500 ha rappresentato il secolo di massimo splendore della ceramica d'arte veneta, quando, soprattutto nelle cittadine di Bassano del Grappa e Nove, in provincia di Vicenza, operavano alcuni dei più grandi ceramisti dell'epoca.
Il primo polo produttivo a diventare famoso fu quello di Bassano che, per tutto il ‘600, riuscì a imporre le sue maioliche che si distinguevano per la finezza dell'impasto, la ricchezza del decoro e la brillantezza dello smalto. La produzione abbracciava diverse tipologie di oggetti, vasi, boccali, scodelle, calamai, bottiglie, “sorbetti”, “pignati”, piatti da “capon”, sottocoppe, “sqelin da caffè”, orinali e vasi da farmacia.
Caratteristici per il decoro monocromo azzurro e pennellate rapidissime, con due fasce con festoni di fiori e foglie, delimitate da filettature sottili che lasciavano scoperta la zona centrale per la scritta. Verso la metà del ‘700, la supremazia produttiva passò ai ceramisti di Nove che, grazie a un fondamentale rinnovo di tipologie, forme e colori, riuscirono a imporre sia la produzione di base, costituita da oggetti d'uso, piatti, vassoi, rinfreschiere, coppe, sia manufatti più ricercati e costosi quali candelabri, cornici per specchiere e piastrelle decorative.
Grazie all'esperienza maturata in quei secoli, in entrambe le città si è consolidato
uno stile caratterizzato da decori preziosi e ricercati che spaziano dalla rappresentazione delle stagioni e dei mesi, attraverso figure della vita contadina, alle immagini dei santi e dei
profeti, alle nature morte, ai paesaggi popolati di rovine, tipici del ‘700.
Per fortuna, questa antica tradizione artigianale continua a prosperare e alimenta un mercato fiorente che predilige, in particolare, boccali, zuppiere, grandi vasi,
acquasantiere e centritavola (molto richiesti quelli interamente smaltati in bianco a foggia di cesti di fiori o di frutta).
Este, in provincia di Padova, è il secondo centro di produzione delle ceramiche artigianali del Veneto. Qui i primi laboratori sorsero nel ‘700, imponendosi
immediatamente per gli eleganti decori a sfondo mitologico, tuttora riproposti fedelmente dai numerosi laboratori artigianali ancora attivi, vi si producevano piatti, boccali, i caratteristici
scaldini ,le piccole stufe, dette “foghere”, e vasi ornamentali, a volte decorati anche con l'oro.
CERAMICA E TERRACOTTA IN
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