CERAMICA E TERRACOTTA IN MOLISE
La tradizione ceramica del Molise non può certo competere con quelle raffinate dell'Umbria, delle Marche e della Toscana, ma, comunque, già parecchi secoli fa era
diffusa un po’ in tutta la regione, soprattutto dove vi era abbondanza di materia prima, come Guardiaregia, Trivento e Campobasso.
Il primo impulso a questa forma di artigianato risale al ‘300, ad opera di un gruppo di monaci benedettini che iniziarono a plasmare materiali terrosi dell'Alto Molise.
Solo un secolo dopo Campobasso poteva essere considerata una piccola capitale della ceramica molisana: le cronache, infatti, riportano che l'attuale centro storico della città era tutto un fiorire di botteghe di vasai che producevano prevalentemente manufatti funzionali alle attività contadine, quali fiaschi, pignatte, ciotole, vasi, contenitori per salsicce e peperoni, tegami e pentole per la cottura dei cibi, ma anche oggetti per uso ornamentale, decorati con figure di animali, conchiglie o rotondeggianti forme femminili.
Alla fine del ‘700, alla ceramica molisana si presentò l'opportunità che avrebbe potuto consentirle il salto di qualità e l'affermazione sui più ricchi mercati nazionali. Infatti, grazie alla passione di Pasquale Maria D'Alessandro, Duca di Pescolanciano, fu avviato un laboratorio modello dedicato esclusivamente alla creazione di maioliche e porcellane. Per un certo periodo, questa bottega divenne un centro di produzione primario, alimentato anche dall'apporto creativo dei migliori pittori dell'epoca e dalle sperimentazioni tecniche, focalizzate soprattutto sull'impiego di smalti di nuova concezione; purtroppo, non fu in grado di generare una scuola e con essa lo sviluppo di un mercato.
Attualmente l'artigianato molisano della ceramica mostra sintomi di diffusa vivacità, che si estrinsecano in produzioni di taglio rustico molto omogenee per forma e decori, e tipici oggetti della società rurale del tempo. Le botteghe, invece, hanno abbandonato la collocazione nei vicoli del centro storico di Campobasso, il cosiddetto “borgo dei pignattari”, e si sono diffuse un po’ in tutta la regione, soprattutto lungo le direttrici dei flussi turistici che garantiscono loro un costante afflusso di clientela.
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