CAMBIASO

 

ll più grande pittore genovese (1527-1585). Si formò durante il periodo della restaurazione nobiliare voluta da Andrea Doria all'ombra di quella Spagna che per un secolo e mezzo ebbe predominio assoluto su quasi tutta l'Italia. Passata l'infatuazione giovanile per Michelangelo, Luca giunse alla maturità abbandonandosi a un pittoricismo cui s'aggiungeva una ricerca di solidità plastica di originale mediazione michelangiolesca.
Suoi magnifici affreschi di questo periodo sono in tante chiese e in palazzi di nobili genovesi (rievocò in special modo le antiche glorie dei Lercari).
Nel 1583 divenne pittore di corte nella Madrid di Filippo ll, ma all'alto stipendio corrispose un progressivo inaridirsi dell'ispirazione poetica. Morì due anni dopo; la leggenda lo vuole disperato a causa dell'amore per quella cognata che il Papa gli aveva detto di lasciare. Ma forse soffriva per la perdita delle proprie radici, della sua terra.

CAMPO PISANO

 

Sotto il Castello dell'epoca romana esisteva una spianata: qui furono tenuti prigionieri per vent'anni i 10.000 pisani catturati nel 1284 dopo la vittoria alle Melorie,
Moltissimi morirono e nello stesso luogo furono sepolti, tanto che il maresciallo Boucicault decretò nel 1403 non vi si potesse costruire e si lasciasse il luogo consacrato ai defunti.

Poi la zona man mano si trasformò e, quando si costruì il nuovo bacino di carenaggio (1928), fu posta un'epigrafe che ricorda la terribile prigionia: "Questo luogo nefasto di lutti fraterni - Genova ribenedice nel sacro nome d'Italia".


CANNONI

 

Le fontane pubbliche ricevevano acqua per mezzo di tubi che il popolo chiamava “cannoni", denominazione attribuita poi alle fontane stesse.
A causa dell'esiguità delle sorgenti, non è mai stato possibile dotare Genova di fontane monumentali. La prima di cui si ha notizia è "La Fontanella" (nella regione del Molo) che - in mancanza d'altro – gettò sangue nel 936. Famosa quella detta "Marosa" (o “Morosa” o "Amorosa”, secondo la fantasia dei nostri storici), oggi scomparsa, che ha dato il nome alla piazza dalla quale inizia Via Garibaldi.
Artisticamente, il livello è ovunque modesto: attrae a volte il viaggiatore il gruppo di marmo raffigurante Enea e il padre - lavoro dei Parodi - che sormonta la fontana di Fossatello, ora in Piazza Bandiera.

CANTONIERI

 

Nella seduta del 28 ottobre 1849 ii consigliere Stefano Grillo propose l'istituzione di un servizio di pubblica vigilanza'. Furono 15 i primi Cantonieri (chiamati cosi perché dovevano prestare servizio agli incroci e alle diramazioni delle strade), e nacque subito una rivalità fra questi e i pompieri-- che-facevano parte dello stesso corpo. Nel 1863 già si parla dell’efficienza del "servizio delle contravvenzioni”.

Fino al 1921, quelli che poi furono chiamati “vigili urbani” portarono il cappello a cilindro e l'ampia tunica del sorvegliante milanese.

Nel 1934 ci si decise per la dotazione d’una divisa estiva bianca, abbandonata però sei anni dopo perché la scarsità di sapone e il suo alto costo non consentivano la pulizia delle uniformi. Imponenti, olimpici, sicuri di sé anche nel traffico più caotico, i vigili genovesi hanno attirato L’attenzione ammirata di viaggiatori d'ogni parte del mondo.

CARAVANA

ll servizio di facchinaggio nel Deposito Franco e nelle sezioni doganali era svolto dalla Compagnia dei Caravana, la più antica corporazione operaia esistente in porto. Se ne parla in uno statuto del 1300. In un altro statuto del 1487 si prescriveva che i Caravana dovessero provenire esclusivamente da.Beramo o da Brambilla (tanto che le mogli andavano a partorire a Bergamo perché ai flgli potesse garantirsi il posto nella Compagnia): si pensava che, in periodo di aspre lotte intestine, una corporazione di persone robustissime, per la loro origine, estranee alle passioni di parte non avrebbe dato soverchie preoccupazioni.
Si richiedeva integrità morale e straordinaria capacità di lavoro. Nel 1848 fu soppresso il privilegio riservato ai bergamaschi, nel 1857 Cavour deliberò l'abolizione delle corporazioni privilegiate (con l'unica eccezione per quella dei Caravana) e il 12 dicembre 1952 un decreto pose termine all'esistenza della Compagnia.
Sul lavoro portavano un caratteristico grembiule a gonnella; avevano nomi d,arte come Milziade, Nelson, Prometeo o Garibaldi: possono essere presi a simbolo di tutte le compagnie portuali che ancor oggi, sotto diverse denominazioni, mantengono pressoché inalterate certe caratteristiche corporative di origine medioevale, fatte di un preciso codice morale e.di lavoro, nonché d'una gelosa difesa dei privilegì sui quali non è gradito alcun intervento, da qualsiasi parte provenga.

CARLO V

 

Nacque nel 1500 dall'arciduca d'Austria Filippo .il Bello e da Giovanna la Pazza, figlia di Ferdinando il Cattolico e di Isabella di Castiglia. Giovanissimo, si trovò impensatamente a dover amministrare un'eredità grandiosa: Paesi Bassi, Castiglia e Aragona, Germania.

Ambizioso, calcolatore, dotato di una volontà di ferro, non ebbe paura delle responsabilità: passò la vita a combattere Francesco I re di Francia, e a pensare da impeiatore a una grande monarchia europea.
Venne diverse volte a Genova, splendidamente accolto aa quell’Andrea Doria che aveva posto la città sotto la sua protezione. Il Doria era conquistato dalla eccezionale personalità di Carlo V, e pensava che in lui risiedesse il futuro d'Europa; ma giunse il 1556 e l'abdicazione in favore di Filippo II, come un riconoscimento che gli scopi massimi del programma imperiale erano falliti e il territorio della corona si limitava alla sola Spagna.
Intanto, le scelte politiche determinanti erano già state fatte, e tutta l'Italia si avviava sotto gli Spagnoli a quel regime di spogliazione e rapina di cui si legge nei "Promessi sposi".

CARUGI

 

Fino al Xll secolo le case erano costruite in legno, vicinissime le une alle altre formando quei caratteristici "carubei” o “carroggi", come si chiamavano.
Si hanno notizie di numerosi incendi che, data appunto la vicinanza degli edifici, si propagavano con estrema rapidità causando danni enormi.
La costruzione delle case in pietra che ancora si vedono nella zona vecchia data dal 1200 e '300, quando tutta la città subì un vertiginoso sviluppo edilizio stimolato dalle lucrose imprese coloniali.
I palazzi sono di un'altezza inconsueta per quei tempi, e rappresentano una preziosa eredità che ha bisogno di essere valorizzata.
È forse la caratteristica di tanti edifici della Genova antica: occorre soffermarsi con amore e competenza per scorgere tante finezze costruttive e originalità di soluzioni sparse un po' ovunque per quelle viuzze in cui alzando lo sguardo si vede non più d'una sottilissima lama di cielo.

CASACCE


Intorno alla metà del Xll secolo, Sinibaldo degli Opizzoni guidò da Tortona un gruppo di uomini laceri e sporchi che presero a percorrere le strade della città flagellandosi e implorando pace e misericordia.
Divennero una moda, e approfittarono dell'appoggio dato loro dalle famiglie più ricche per accumulare delle fortune, erigersi case con annesso oratorio. Si divisero ben presto in gruppi intitolati al Santo cui era dedicato l'oratorio sociale; le riunioni erano fatte in edifici appositamente costruiti detti appunto Casacce.
Quella che forse originariamente era un'esigenza religiosa sincera si tramutò in sfrenata corsa alla sfarzosità degli ornamenti da mostrare durante le processioni tanto che diverse famiglie spesero ingenti somme per accrescere la dotazione di addobbi per il proprio gruppo, e finirono rovinate.

Quando le Casacce furono sciolte nel 1834, lasciarono una notevole eredità di attrezzature per processioni, cioè “casse" - gruppi scultorei in legno portati a spalla da squadre di uomini e che comprendevano fino a 14 statue come nel caso dell'arca della Casaccia di San Giacomo delle Fucine - e "cristi” del peso di parecchie decine di chilogrammi che venivano sorretti da un solo uomo.

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