PORTICI

I nobili Vecchi, quelli provenienti dalla campagna e cioè di origine 'feudale”, si radunavano abitualmente in una loggia presso la contrada di San Luca; i nuovi nobili di origine cittadina, arricchiti dai commerci, e chiamati "popolari”, si raggruppavano in un'altra loggia vicino alla chiesa di San Pietro.

Gli ultimi secoli di vita della Repubblica videro il definitivo prevalere dei primi.
Sia le grandi famiglie popolari degli Adorni, Fregosi, Guarchi, Montaldi, che quelli di San Luca, ossia i Doria, Spinola, Fieschi, Grimaldi, non fecero comunque, con le loro rivalità, che condurre la città alla rovina, consegnandola tante volte allo straniero piuttosto che raggiungere un compromesso.

POVERI

 

La necessità di un Ufficio dei poveri nacque a Genova nel 1539, cioè in pieno periodo di "splendore" rinascimentale.

Si aiutarono centinaia di indigenti raccogliendoli al Lazzaretto della Foce, poi in vari conventi finché Emanuele Brignole provvide a dar loro un riparo conveniente.
Fu così costruito (1655) il grande edificio a forma di parallelogramma nel cui centro è un fabbricato a croce che si congiunge nel mezzo dei quattro corpi laterali. Opera vasta, spaziosa, occupante 19.000 mq di superficie, lavoro ammirevole, specie per quei tempi, dell'architetto Stefano Scaniglia.
Prima di morire, il grande benefattore Brignole dispose che il suo corpo fosse sepolto nell’Albergo, e non volle pietra che lo ricordasse alla posterità.

PRESEPIO

 

Si ha notizia che nel 1574 un rinomato intagliatore di legno, Matteo Castellino, fece alcune figure per la chiesa di San Giorgio ricevendo 15 scudi d'oro. Era il primo tentativo di presepio a Genova.
L'uso si diffuse ben presto: nel '600 esisteva in Santa Maria di Castello una Compagnia del Santo Presepio (che ebbe indulgenze speciali da Clemente VIII).
II 1700 è il periodo di splendore, contrassegnato dai risultati non più solo artigianali ma artistici del grande A. M. Maragliano, profondo indagatore di fisionomie.

Progressivamente la moda è andata affievolendosi negli ultimi due secoli. A Genova si lavorò solo il legno (le figure di terracotta sono d'importazione): espressioni e momenti autenticamente liguri si scoprono in queste statuine. Non è difficile vedere, lungo i sentieri che conducono alla Capanna di Gesù, persone che si fermano al mercato, gente che contratta l'acquisto di una vacca, genovesi che non trascurano - insomma - di combinare qualche piccolo affare, se capita.

PRIMA CROCIATA

 

Segna l'inizio, intorno al 1100, delle fortune commerciali e politiche della Repubblica Marinara, fortune che dureranno fino all'entrata dei grandi stati unitari sulla scena europea.

Guglielmo Embriaco, detto Testa di Maglio, al comando di truppe genovesi diede un contributo determinante per la conquista di Gerusalemme con l'impiego di una torre d'assedio da lui ideata.
La partecipazione alla pia guerra fruttò a Genova l'esenzione da imposte e dazi, nonché il possesso di colonie, strategicamente dislocate in Palestina e nell'Asia Minore.


PROSTITUZIONE

 

Nel 1418 venne istituita una gabella sulle meretrici (l'esattore stazionava alla porta del bordello). Le ragazze, che dovevano esser tutto fuorché "allegre”, erano praticamente relegate nella zona di Monte Albano; ciascuna pagava al Podestà cinque soldi il giorno; nel caso una avesse voluto "ritirarsi" avrebbe dovuto indennizzare il Podestà dei mancati introiti.
Bisogna dire che simili entrate pubbliche erano in parte destinate all'assistenza delle donne stesse in caso di malattia, e in parte alla manutenzione del Porto e del Molo.
Attualmente, la "vita" gravita attorno alla zona di via Prè e via Gramsci, e non è detto che non si tratti di uno dei punti di maggior attrazione per il turista occasionale.

RIVOLUZIONE FRANCESE

 

Quando l'Inghilterra, l'Austria, e anche la Savoia si allearono per combattere la nuova Francia rivoluzionaria nata nel 1789, cioè per combattere le nuove idee di libertà, la Repubblica di Genova dovette ancora scegliere: i Francesi da una parte avanzavano con Napoleone, dall'altra erano gli Inglesi. Si decise per la stella napoleonica, e vi fu allora, nel 1797, una furiosa rivolta popolare contro il governo aristocratico, cui seguì una dura repressione finché non giunsero i Francesi e il popolo abbatté i simboli della nobiltà.
Napoleone fu poco soddisfatto di simili “eccessi", e si premurò di dare al popolo una nuova costituzione sul modello di quella francese.
Muore, quindi, l'antica Repubblica. Gli alberi della libertà alzati sulle piazze e il libro d'oro della nobiltà dato alle fiamme rappresentarono uno sfogo popolare nella speranza d'una vita nuova che in effetti era ben lungi dal realizzarsi.

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