PIAZZA SAN MATTEO

 

Nella caratteristica configurazione medioevale di “isole", all'interno della città, in cui si rinserravano le grandi famiglie sempre in lotta fra loro, lo spazio riservato ai Doria è certo dei più caratteristici: gli edifici circondano la piazza in modo che la chiesa gentilizia (fondata nel 1125 per la vita religiosa della grande famiglia) acquisti una posizione predominante, essendo posta sul punto più alto della piazza.
I palazzi erano di Branca Doria, Domenicaccio Doria, Lamba Doria - il vincitore dei veneziani a Curzola - e di Andrea Doria, dono del Senato nel 1528.

In periodi in cui era rischioso persino percorrere le strade, questi spazi urbani privati, capaci di interrompere la continuità del tessuto viario rappresentavano la negazione di una maggiore vita pubblica.
Veri centri delle attività erano i portici dei palazzi, dove, ben protetti e isolati dalle minacce esterne, i nobili compivano ogni tipo di funzioni e cerimonie. Da un portico all'altro si svolse per tanto tempo la vita pubblica della città, se si pensa che Genova ebbe relativamente tardi un suo palazzo comunale e che mancò sempre una vera piazza cittadina come invece esisteva in ogni città d'Italia.
Soltanto con lo sviluppo del Banco di San Giorgio lo strumento del dominio cessò di risiedere nelle piazze interne medioevali per assumere forme legate prevalentemente alla potenza del denaro nelle operazioni bancarie.
Venne meno il concetto di casa-fortezza, e nacquero i simboli del prestigio e della ricchezza come la Strada Nuova, alla quale non era più richiesta l'antica funzione.

POETA E MERCANTE

 

La iscrizione incisa sul cippo che regge un busto in bronzo di Martin Piaggio all'Acquasola, recita:

“Martin Piaggio – poeta e mercante genovese - cantò in dialetto natio - glorie e costumi di Genova – incitandola a conseguire - novella opulenza - Con l'obolo dei cittadini - Promotore ll Successo".
Il Successo è il settimanale che prese l'iniziativa nell'anno 1903. Nelle sue poesie scriveva che "e Rivoluzioin prodùen di guai / E chi obbedisce non fallisce mai".
Così lo ricorda lo studioso: "Non è certo il Porta né il Belli ma un buon uomo di Banchi, tutto onore, famiglia e fede in Dio, che non s'impicciava di politica e che per lui, governasse il doge o il re di Sardegna, era la stessa cosa”.


PONTE REALE

 

Ha dovuto essere sacrificato per la costruzione di Piazza Caricamento e Via Carlo Alberto (oggi Via Gramsci), circa alla metà del secolo scorso. Via Carlo Alberto, specie dopo l'ampliamento del 1886 ottenuto anche con la demolizione dei famosi ferrazzi di marmo fu opera di fondamentale importanza, in quanto apriva più facili comunicazioni fra le due strade dei Giovi e di Levante, e la Dogana e il Portofranco.
Attenzione a non confondere il Ponte Reale, che si trovava all'altezza della Casa di San Giorgio, con quel cavalcavia – ora completamente demolito per la costruzione della sopraelevata - prospicente il Palazzo Reale al lato mare.

PORTA DEI VACCA

 

Costruita nel 1155 al limite occidentale della cinta che i genovesi edificarono per proteggersi dal Barbarossa. Fuori della porta era la strada che costeggiava il mare e conduceva a San Giovanni di Prè a Capo di Faro, e alla riviera di Ponente.
Venute meno le ragioni militari di difesa fu trasformata in prigione, e nei suoi pressi fino al XVI secolo si effettuarono le esecuzioni capitali.

Ma la città era destinata ad ampliarsi, venne costruita nei pressi la Darsena: inizia la decadenza della bella porta, destinata ai “revenderoli e fruttaroli” poi deturpata per esigenze di vari costruttori.

Nel '600 fu persino accordato il permesso di aprirvi delle finestre e fare un poggiolo alla torre.
ln effetti tutta la zona - che racchiude le prime memorie del cristianesimo genovese - subì l'offesa di incoscienti lavori di demolizione (la chiesa di Santa Sabina fu trasformata in autorimessa nel 1933).

Oggi sullo stesso luogo si può ammirare il cinema "Imperiale".


PORTE

 

Con l’edificazione delle varie cerchie di mura si procedette all'apertura delle porte della città, sia da terra che da mare. Si ha notizia delle più antiche Porte di San Giorgio e San Torpete (da mare) e, da terra, del Soccorso (presso la chiesa di San Lorenzo) e di Sant'Andrea.
La cinta dell'anno 925 aveva tre porte di San Pietro, vicino al mare; della Valle, presso la chiesa di San Matteo; di Sant'Egidio. Dai pressi di quest'ultima si cominciò a edificare la cinta del 'l 155, che ebbe cinque porte: di Piccapietra, di San Germano, Porta Nuova (poi detta del Portello), di Sant'Agnese, di Vacca.
Le porte dell'Acquasola e dell'Arco datano dal 1320, mentre il proseguimento delle mura nel 1346 chiese l'apertura delle porte dell'Olivella del "guastato” (murata quando si aprì quella di Santa Marta di Carbonara per l'Albergo dei Poveri), di Pietra Minuta e di San Tomaso (sul limite occidentale).

L'ultima grande cinta del 1526 contemplava 14 porte (di terra, o di mare): iniziando da oriente, porta Pila, Romana, di San Bartolomeo, di San Bernardino, delle Chiappe (tutte queste danno sul Bisagno di Granarolo, degli Angeli, della Lanterna che servivano per chi dalla Polcevera scendeva in città (la porta della Lanterna fu ricostruita nel 1827).


Quelle di mare erano: della Darsena, delle Legne, una che metteva al ponte degli Spinola, una al ponte Reale, un'altra della Mercanzia, e infine quella del Molo.

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