MASSOERO

 

La notte, i portici del Carlo Felice, la Galleria Mazzini e altri luoghi centrali erano invasi da mendicanti e vagabondi. Colpito (magari disgustato) dal triste spettacolo, Luigi Massoero lasciò morendo, nel 1912, buona parte delle sue sostanze per la costruzione di un alloggio gratuito, che restasse aperto tutta la notte e ove si potesse entrare liberamente.
Passarono nove anni prima che l'ufficio tecnico municipale approvasse un progetto per il nuovo dormitorio pubblico. Nel quartiere del Molo presso le Mura della Malapaga, esisteva un gruppo di fabbricati, l'"Annona", poi divenuti caserma: con alcune trasformazioni se ne fece un edificio - appunto il "Massoero" – che si può ammirare.

Era previsto un impianto di disinfestazione da insetti per gli ospiti.

MAZZINI

 

La sua tomba è a Staglieno, opera di intenzionale semplicità di G. V. Grasso. In cima a una salita è un piccolo ripiano ombreggiato di cipressi, a ridosso detta montagna. Qui, due colonne di granito doriche sorreggono un grande architrave con ta scritta "Giuseppe Mazzini”.

Tanto nomini nullum par elogium, Un piccolo atrio, poi la porta che immette all’interno della tomba; la tomba consiste in una cameretta al centro della quale, su un basamento, è l’urna marmorea che racchiude le spoglie.

Sul ripiano dei cipressi, vicino alla tomba di Mazzini, è il sarcofago con la salma della madre, e il ritratto di lei scolpito sulla parte superiore.


METROPOLITANA

 

Esiste, in data 28 agosto 1918, una "Convenzione fra ll Comune di Genova e l'ingegnere Emilio Ravà per la costruzione e l'esercizio di una linea tramviaria sotterranea a trazione elettrica”.
L'assessore Brocardi parlava allora di "continuo incremento del movimento dei passeggeri tra il centro di Genova e la riviera occidentale a cui male provvedono i mezzi esistenti".
Il progetto ,che faceva seguito a uno del 1913, prevedeva una linea a doppio binario, con 14 stazioni, lunga 10.250 metri (metri 7.460 in galleria a volta, 1.348 in galleria artificiale, 990 in viadotto, 370 a livello del terreno).
Ma, evidentemente il problema non era dei più urgenti.

MEZZOGIORNO

 

Altrove è molto spesso collegato al suono mite delle campane. A Genova si era soliti chiamarlo "o tio" (ili tiro), perché in quell'ora un cannone di bronzo esplodeva un colpo a salve dall'alto del Castellaccio.
La tradizione fu abbandonata durante l’ultimo conflitto mondiale, perché un colpo di' cannone in simili circostanze generava equivoci. Fu poi ripresa per breve tempo dopo la fine della guerra.

MINOLLI

 

Così si chiamavano i caricatori di zavorra sui velieri.

Esiste a Sampierdarena, di fronte alla Pretura, una piazzetta a loro intitolata.

MOLO

 

Nel 1637 - anno famoso per la proclamazione di Maria Vergine a Signora e Regina di Genova - Ansaldo De Mari (già autore delle ultime mura del 1633) iniziò la costruzione di un Molo Nuovo partendo da Capo Faro verso levante. Fu allora chiamato Molo Vecchio il precedente, che risaliva all’epoca romana.
Il troncone iniziale di quest’ultimo subì successivi allungamenti: nel 1283 Marino Boccanegra lo estese per proteggere meglio il palazzo di San Giorgio dai colpi di mare.
La sua evoluzione segue, insomma, il progressivo ampliarsi del porto verso ponente, e il conseguente bisogno di protezione da scirocco e libeccio.
Verso la metà del 1500 si costruì la magnifica Porta dell'Alessi: il Molo era allora lungo 1800 “palmi di canna” e aveva i ponti dei Cattanei (poi interrato), dei Coltelleri e delle Legne (ora scomparsi), della Mercanzia o Embriaco, degli Spinoli, dei Calvi.
Il Molo Vecchio perdette sempre più il suo aspetto originario per divenire una vera penisola con infinità di calate e stabilimenti industriali.

MONTE Dl PIETÀ

 

Sembra che nel 1483, quando. venne fondato a seguito della predicazione del Padre Angelo Craccario (da Chivasso) il Monte avesse lo scopo di spingere i cittadini facoltosi a intervenire per consentire al Monte stesso di soccorrere i poveri con prestiti su pegno a modicissimo interesse.
L'Amministrazione era affidata all'Arcivescovo.

MONUMENTI

 

Ouando non sono decisamente brutti come quello a Colombo o quello ai Marinaio (tipica opera scultorea del periodo fascista, si mantengono su un piano non più che dignitoso: la statua di Mazzini, dall’alto della scalinata, guarda pensierosa il monumento equestre a Vittorio Emanuele lI al centro della Piazza Corvetto; gli altri due monumenti equestri sono dedicati a Garibaldi (presso it teatro Carlo Felice) e a Belgrano (in Piazza Tommaseo.- probabilmente il migliore del genere) .
Le opere più recenti - il padre Santo, o quella simbologia del progresso ln corso Marconi - mantengono la tradizione di modestia, cosi come i monumenti ai Mille, a Rubattino o a Nino Bixio (rifatto dopo la distruzione causata dai bombardamenti).
La statua più cara ai genovesi, e certo la più bella, è quella a Balilla: da tempo se ne può ammirare in Piazza Pammatone soltanto il basamento, mentre la statua rimane ancora "gelosamente" custodita a palazzo Tursi.

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