STRADA NUOVA

 

Certo la più bella strada rinascimentale del mondo, oggi chiamata via Garibaldi.
La costruzione della strada e dei magnifici palazzi che vi si affacciano data dalla metà del 1500, all’indomani della congiura dei Fieschi, ed appunto fu voluta come splendido monumento al potere consolidato da parte della vecchia aristocrazia, alla quale la città era ormai definitivamente consegnata da Andrea Doria, sotto la protezione degli Spagnoli.

Sorgeva in una zona allora suburbana, appunto per il desiderio di staccarsi dalla plebe.
Ancor oggi chi percorre la Strada Nuova subito ne è posseduto, anziché sentirsene il centro e il meccanismo misuratore. Quando già Roma e Firenze erano giunte al "manierismo", Genova trovava nella stabilità politica della conservazione il suo tardivo "rinascimento” artistico.

STRADA SOPRAELEVATA

 

Inaugurata nel 1965 per sopperire in qualche modo alle esigenze del traffico sempre più caotico, la strada ha un percorso estremamente suggestivo, offrendo da un lato la vista del porto e dall'altro quella dei più importanti edifici della città vecchia e, su per le colline retrostanti, la parte ottocentesca e novecentesca di Genova.
Si raccorda a Sampierdarena con l'autostrada, e costeggia poi il mare fino alla Foce, con uno svincolo in piazza Cavour.
Il percorso ricalca grosso modo, a diversi metri di altezza, il più antico tracciato del sentiero lungo il mare, in un singolare ritorno alle origini.

TEATRI

 

Col passare degli anni, la città ne ha perduti alcuni. C'erano il Margherita, Paganini Politeama Genovese, Giardino d'Italia, Verdi Eden, Apollo, Carlo Felice, Nazionale.
L'Apollo era il varietà dei piccoli gaudenti, l'Eden per quelli delle classi più elevate. Il Giardino d'ltalia fu l'ultimo a morire, sacrificato dal piano di Piccapietra.
L'inaugurazione del Carlo Felice avvenne il 7 aprile 1828 alla presenza del Re e della Regina Maria Cristina con l'opera di Bellini "Bianca e Fernando" (ribattezzato “Gernando" perché la censura napoletana non volle fosse pronunziato il nome del suo re invano).

I bombardamenti dell'ultima guerra rovinarono il teatro, e per un lungo periodo i genovesi furono costretti ad assistere alle rappresentazioni dell'opera lirica solo sullo striminzito palcoscenico del Margherita – in attesa del ripristino del Carlo Felice, annunciato e rimandato per decenni.
Finalmente, il 18 ottobre 1991 la struttura (recuperata appieno attraverso una quasi totale riedificazione) venne nuovamente inaugurata (vi fu rappresentato Il Trovatore di Giuseppe Verdi).
Il nuovo teatro recuperava ciò che rimaneva delle antiche strutture mentre risultava del tutto nuovo negli interni.

TERRAZZE

Sviluppare l'agricoltura sulla roccia è impresa difficile. Ma per chi voleva approfittare dell'ottimo clima favorevole a certe colture specializzate non bastarono gli ostacoli: la terra fu portata molto spesso con le ceste in modo da ricoprire la pietra d'uno strato sufficiente a far crescere fiori e ulivi.
Si creò così il caratteristico paesaggio "a terrazze" del tutto artificiale, a piani larghi pochi metri e abbarbicati a diversi livelli su per le colline: qui, una coltivazione estremamente intensiva riesce a strappare preziosi frutti dove non avrebbe saputo crescere neppure un po' d'erba.


TERRITORIO

 

Oltre agli antichi "sestieri", Genova comprende oggi le seguenti zone: Foce, San Francesco, San Martino, San Fruttuoso, Marassi, Staglieno (annesse nel 1874); Apparizione, Bolzaneto, Cornigliano, Nervi, Pegli, Pontedecimo, Prà, Quarto, Rivarolo, Sampierdarena, Sestri Ponente, Valbisagno, Voltri, e quindi Bavari, Borzoli, Molassana, Quinto, Sant’Iario, San Quirico, Struppa, annesse nel 1926.

TORRE EMBRIACI

 

La città non ha mai conosciuto, sin dai tempi più antichi, un'autentica atmosfera collettiva; imperava la "società di torre”, una concezione sostanzialmente privata e individualista dell'ordinamento politico e sociale.

Ciascuna grande famiglia formava un proprio nucleo residenziale, guardato, dalla parte più vulnerabile, da una torre costruita come arma di difesa e offesa.

Quella appartenente al famoso Guglielmo Embriaco risale al XII secolo, edificata nella zona più antica di Genova nei pressi di Santa Maria di Castello; è una delle più antiche torri rimaste, fra le numerosissime che caratterizzavano l'aspetto della Genova medioevale e avevano un'importanza strategica determinante, poiché di lassù si poteva paralizzare la vita della città durante le continue lotte tra famiglie.


Già nel 1143 ci si preoccupava delle conseguenze, se proprio in quell'anno era emesso un regolamento il quale vietava l'edificazione di torri che superassero 80 piedi di altezza e minacciava la demolizione se da queste fosse compiuto omicidio.
La torre Embriaci che oggi si può vedere ha subìto soltanto, dalla sua costruzione, un restauro, nel 1923, alla merlatura guelfa di coronamento.

VERNAZZA

 

ll progressivo impoverimento della città, dopo l'età d'oro del dominio sui mari, trovò nella beneficenza privata una forma di pietoso ostacolo.
Ettore Vernazza, col suo eccezionale prodigarsi verso tanti diseredati, è una figura persino inquietante, come l'esplosione di un rimorso: non suo ma di coloro che, pur potendolo, non si interessavano più della città.

lstituì la Compagnia del Mandiletto (1497) per raccogliere e distribuire elemosine per i poveri, fondò l'Ospedale degli Incurabili (1500), edificò un Lazzaretto per gli appestati, istituì il Conservatorio di San Giuseppe per le fanciulle povere, provvide per la cura dei poveri vergognosi a domicilio, istituì scuole, pagò avvocati per difendere i poveri, diede origine alla Compagnia di Misericordia per carcerati, operò anche a Roma e Napoli.


Mori di peste nel 1524 lasciando erede l'Ospedale dei Cronici.

VIA XX SETTEMBRE

 

Aperta verso la fine del 1800, è diventata il centro della città moderna. Si chiamava anticamente Via del Vento, poi Via Felice, e giungeva fino alla porta dell’Arco che faceva parte della cinta di mura del 1536.
La strada fu poi ampliata e prese il nome di Via Giulia, finché la città si estese oltre la porta dell'Arco giungendo dove oggi termina Via XX Settembre: questa fu ottenuta proseguendo sulla direttrice della Via Giulia.

I lavori di trasformazione fecero violentemente scomparire tutta la parte orientale della città antica: rimasero la chiesa secentesca dell'Immacolata e quella romanica di Santo Stefano, mentre gli edifici che si vedono fiancheggiare la strada sono eclettiche realizzazioni di fine dell’Ottocento e inizi del Novecento. Completò l’opera la costruzione del ponte monumentale, edificato alla tine del XIX secolo.

VITTORlA

 

La vittoria è, evidentemente quella della Prima Guerra Mondiale. La piazza a essa intitolata è una classica realizzazione del regime fascista nel suo periodo dl massima stabilità.
È una piazza che sembra nata apposta per le °adunate oceaniche", e nella sua spoglia “razionalità” trasmette sul passante una sensazione di gelo, acuita dalla mole incombente det monumento ai Caduti e dei palazzi piacentiniani allineati ai bordi dello spiazzo.

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