Penisola a sé stante, chiusa dal mare e dai monti, la Calabria è una terra isolata che nel corso dei secoli si è reiteratamente confrontata con genti venute da lontano, con esiti complessi e spesso traumatizzanti.

       Di qui l''arroccamento in località spesso impervie, in seno a comunità caratterizzate in primo luogo dall’autosufficienza produttiva.

       Questo spiega la diversità dell'artigianato calabrese, estetica, tecnica e funzionale, e anche la sua vitalità, quell'essere "duro a morire" a dispetto dei nuovi stili di vita, della convenienza e praticità dei prodotti industriali e del difficoltoso ricambio generazionale. 

LA TESSITURA

       Le prime testimonianze della tessitura in Calabria risalgono addirittura al Neolitico e lo sviluppo delle tecniche produttive, immutate nel tempo, può essere ricondotto ai primordi della civiltà italiota.

       E' un dato di fatto che fino agli inizi del '900 non c'era casa calabrese dove mancasse il telaio a mano e molti di quelli utilizzati oggi sono ancora gli stessi. Le materie prime impiegate sono quelle avvicendatesi nel corso dei secoli, dalla lana, la più antica, alla seta, alla ginestra, al cotone, introdotto dagli Arabi, ai cascami di stoffe con cui, a Bivongi, in provincia di Reggio Calabria, si realizzano le caratteristiche coperte dette "pezzare".
       L'arte della tessitura continua ad essere diffusa un po' in tutta la regione,, con caratterizzazioni che variano da zona a zona, sia per le materie prime che per i colori ed i "punti" impiegati, taluni di antichissima origine, quali la “testa di re”, il “punto del giudice” o la “vigna”.

       Tra i distretti artigianali più significativi, comunque, si segnalano Longobucco, in provincia di Cosenza, le cui stupende sete sono ormai oggetti di culto, Tiriolo, in provincia di Catanzaro, famoso per i suoi “vancali”, splendidi scialli in seta o in lana a fondo nero e fasce terminali coloratissime, e San Giovanni in Fiore, dove la produzione dei mitici costumi femminili ha ceduto il passo agli originali tappeti annodati di tipo “persiano”.

L'OREFICERIA

       La forte influenza culturale bizantina e la presenza di miniere d'argento, hanno fatto in passato di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, la capitale calabrese dell'arte orafa, la cui produzione era principalmente finalizzata all'arricchimento dei costumi tradizionali e all'addobbo delle immagini sacre.

       Pur continuando ad ospitare orafi di grande valore, oggi la città ha perso questa prestigiosa leadership che si è trasferita a Crotone, trasformatasi in un vivace distretto i cui gioielli, realizzati principalmente in filigrana e oro su onice, riproducono magistralmente il gusto dei monili delle popolazioni della Magna Grecia, di cui sono ricchi i musei archeologici calabresi. 
        Validi orafi operano anche a Rossano, in provincia di Cosenza, facendosi apprezzare soprattutto per la produzione di piccole maschere benauguranti e di antiche icone.

LA CERAMICA

       Quantitativamente, la ceramica è la forma di artigianato più importante della Calabria ed il fervore che la contraddistingue permette di coprire ogni tipologia, da quella d'uso a quella artistica.

       I pezzi di maggiore interesse, ovviamente, sono quelli in cui gli artigiani esprimono al meglio il bagaglio tecnico ed estetico che si rifà ai fasti della Magna Grecia, e si possono trovare nelle botteghe artigiane di Locri, Bagnara Calabra e Gerace, in provincia di Reggio Calabria, a Sibari, in provincia di Cosenza e Squillace, in provincia di Catanzaro. 
       I ceramisti di Seminara, in provincia di Reggio Calabria, invece, prediligono la produzione di oggetti dalle forme simboliche, legati alle tradizioni popolari, dalle maschere per scacciare la malasorte sino ai “babbaluti”, bottiglie antropomorfe decorate con volti dal ghigno ironico e diffidente.


IL LEGNO

       L'artigianato calabrese del legno ha connotazioni di forte originalità che sembrano svincolate da qualunque "pressione commerciale". Una delle sue forme più originali è quella della cosiddetta "arte dei pastori" che ancora sopravvive nelle Serre e sulla Sila Greca, con piccole produzioni di cucchiai, ciotole, stampi per dolci, imbuti, bastoni intarsiati, in aggiunta a fusi e conocchie che qui è tradizione vengano donati dal promesso sposo alla sua fanciulla. 
       A Cerreto e Cariati, in provincia di Cosenza, e a Castelsilano, in provincia di Catanzaro, è ancora fiorente la produzione di telai a mano, realizzati prevalentemente in legno di faggio, mentre a Melissaa e Brugnaturo si lavora come un tempo la preziosa radica dell'Aspromonte per produrre pipe da collezione. 
       Tuttora viva, infine, è l'arte del legno intagliato praticata in molte località sia per produzioni originali che su disegno dell'acquirente. I centri più importanti sono Castrolibero e Cariati, in provincia di Cosenza, Staletti e Tiriolo, nel Catanzarese, e Palmi, in provincia di Reggio Calabria.

LA 'NDUJA  

       Chi ama i sapori decisi, senza compromessi, non potrà che apprezzare i salumi calabresi.

       Certo, il primo impatto è "di fuoco", ma è il dazio da pagare per addentrasi in un mondo di sapori complesso e intrigante che non ha eguali in Italia. Il salume calabrese più noto è la soppressata, un insaccato ottenuto insaporendo pezzetti magri di coscia, spalla e filetto di maiale con sale e peperoncino.

       Nella sua apparente rusticità, la soppressata è un salume ricco, fatto con i pezzi migliori, agli antipodi della 'Nduja, un prodotto tipico del catanzarese (in particolare Spilinga, Brattirò, Zungri e San Gregorio), che comincia ad essere scoperto anche al di fuori della regione. 
       La 'Nduja si prepara macinando più volte le carni suine di seconda o terza scelta (sottopancia, rifilatura della spalla e della coscia, testa) insieme ad una abbondante quantità di peperoncino (250 g per ogni kg di carne) insaccandole poi nel budello cieco.

       Si può gustare già dopo un mese di stagionatura in ambiente fresco, ma i sapori più raffinati si apprezzano nelle 'Nduje di almeno un anno, in cui l'aggressività del peperoncino si stempera lasciando spazio ad uno straordinario complesso di sapori. 

APPUNTAMENTI DA NON PERDERE

       Il luogo ideale per acquistare il più genuino artigianato calabrese sono i mercati che si svolgono con cadenze settimanali o quindicinali in tutti i centri, grandi e piccoli, della regione.

       Il meglio delle produzioni, però, viene riservato per le occasioni speciali quando, secondo antica tradizione, alle feste religiose si affiancano le fiere e nell'euforia dei festeggiamenti la gente è più disponibile ad acquisti che trascendono la necessità contingente e si lascia conquistare dal bello o dal superfluo. 

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